Tempus trampadore/Tempo ingannatore: il presente visto dai Sardi nella poesia di Nicola Loi

Suelli, nuraghe Piscu

Su piattaforma Google Meet la poesia di Nicola Loi verrà presentata martedì 24 novembre 2020 alle ore 21:00 in collegamento transoceanico tra Biella e La Plata (Argentina).

Tempus trampadore/Tempo ingannatore” è la poesia che Nicola Loi di Ortueri (Nuoro) ha appena scritto per essere inserita tra i testi del prossimo appuntamento del Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant”, per imparare a leggere e scrivere in lingua materna contemporanea.
Un progetto a più voci che vede la collaborazione di poeti e scrittori contemporanei, dove la contemporaneità nel senso del tempo presente è il tema che attraversa anche le undici quartine di questo testo. Al ritmo dell’endecasillabo è affidato il messaggio sociale da cui traspare la paura per “…custa pesta, chi torra nos che torrat a serrare”, questa peste che di nuovo ci vuole rinchiudere”, perché siamo ritornati “a tempos de foghile”, ai tempi del focolare”, ossia non si potrà di nuovo uscire di casa.
I versi sono un susseguirsi di immagini quotidiane del tempo presente, quasi un “film frame” da cui traspaiono in filigrana immagini della plurimillenaria società sarda, che vive all’ombra dei suoi nuraghi dall’età del bronzo.
Contenuto didascalico che inizia battagliero col il “no ponimus sas armas in terra”, “non mettiamo le armi a terra”, non le deponiamo, come fossimo, noi, antichi guerrieri, i progenitori mitici ben effigiati nei numerosi bronzetti.
Neppure il finale cede alla disperazione perché “cando at a finire sa mattana”, “quando finirà il baccano”, faremo festa grande ed entreremo finalmente a ballare – dopo l’intollerabile distanziamento a cui siamo ancora costretti – tenendoci per mano: “a manu tenta” in salute, pace e amicizia.

Simmaco Cabiddu


Tempus trampadore

Semus in custu tempus trampadore,
Ma no ponimus sas armas in terra.
Ca comente antigu gherradore,
A cara arta sughimus sa gherra.

Tue ista serena, coro meu,
Serra cun fortza, frima su giannile.
Su corazu bi cheret totu intreu,
Semus torra a tempos de foghile.

Faulas e trampas a manca e a dresta,
Chi no ischis comente la leare.
Est torrende in peus custa pesta,
Chi torra nos che torrat a serrare.

Contamus mortos in biddas bighinas,
E medas narant chi sunt totu faulas.
Solos si ponent in malas ruinas,
Bi sunt pro cussos puru bator taulas.

No est a la leare a disisperu,
Bi cheret unu pagu ‘e sabiesa.
De cue a narrer’ chi no est totu beru,
Fin’a sos mortos faghes un’ofesa.

Tocat dae totus a colare a tesu,
E istrinta in cara sa caratza.
Ca sunt dolores pro chie est in mesu,
Ca no abbaidat colore ne ratza.

Comente naraiant betzos mannos,
Chi ant connotus su dolu ‘e sa gherra.
Est torrada a pustis de chent’annos,
E sos umanos sunt palas a terra.

Oe sas natzìones pius potentes,
Chi ant ispesu solu in armamentu.
Impestados los ant sos presidentes,
In su piuer’ su chentu pro chentu.

Faghinde muros, imbolende ‘inaris,
E sa zente est in su disisperu.
Ma como che los bogant totu paris,
S’’ident su santu gia bi creen abberu.

Cando at a finire sa mattana,
Intramus a ballare a manu-tenta.
E totacanta sa zente isolana,
Faghinde tundu at a esser’ cuntenta.

Tando nos abbratzamus dae nou,
Cun piaghere e umanidade.
Si cuntentet donz’unu de su sou,
Cun salude cun pagh’e amistade.

Nigolau Loi, su 30 de santuaine 2020

Tempo ingannatore

Siamo in questo tempo ingannatore,
Ma non mettiamo le armi a terra.
Perché come antico guerriero,
A viso alto continuiamo la guerra.

Tu stai serena, cuore mio,
Chiudi con forza, ferma la soglia.
Il coraggio ci vuole tutto intero,
Siamo di nuovo al tempo del focolare.

Bugie e imbrogli a sinistra e a destra,
Che non sanno come prenderla.
Sta ritornando in peggio questa peste,
Che di nuovo ci vuole rinchiudere.

Contiamo morti in città vicine,
E molti dicono che sono tutte menzogne.
Da soli si mettono in cattive rovine,
Ci sono per quelli anche quattro tavole.

Non è a prenderla con disperazione,
Ci vuole un po’ di saggezza.
Da quello a dire che non è tutto vero,
Fino ai morti fai un’offesa.

Tocca da tutti passare lontano,
E stretta in viso la mascherina.
Perché sono dolori per chi è in mezzo,
Perché non guarda colore né razza.

Come dicevano i grandi vecchi,
Che hanno conosciuto il dolere della guerra.
È ritornata dopo cento anni,
E gli umani sono spalle a terra.

Oggi le nazioni più potenti,
Che hanno speranza solo in armamento.
Impestati li hanno i presidenti,
Nella polvere il cento per cento.

Facendo muri, buttando denari,
E la gente è nella disperazione.
Ma adesso che li buttano (fuori) tutti assieme,
Se vedono il santo allora ci credono davvero.

Quando finirà il baccano,
Entreremo a ballare tenendoci per mano.
E tutta quanta la gente isolana,
Facendo (ballo) tondo sarà contenta.

Allora ci abbracceremo di nuovo,
Con piacere e con umanità.
Si accontenti ognuno del suo,
Con salute, pace e amicizia.

Nicola Loi, 30 ottobre 2020


Nell’immagine: Suelli (Sud Sardegna), Nuraghe “Piscu”. Sardegna, museo a cielo aperto, i nuraghi candidati a diventare patrimonio UNESCO (foto di Marco Collu).

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