Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”
Dai versi magistrali di Tavo Burat (Gustavo Buratti. Biellese, poeta e rivitalizzatore linguistico, conoscitore profondo di varie lingue minoritarie, da lui parlate, scritte e studiate, tra cui il bretone, il walserdeutsch, il friulano, l’occitano, il piemontese classico e locale) è stato scelto questo distico, estratto da una serie di poesie dedicate, con grande scrupolo di dettagli e di autenticità storica, ai suoi lontani antenati: i Celti. Qui è descritto un uomo che viveva da rustico solitario e che insegnava a fare i formaggi secondo vecchissime tradizioni. Nonostante la sua “primitività”, la scritta sulla sua casetta di pietra a secco (già in rovina ai tempi in cui il poeta la ritrovò in un remoto alpeggio) è molto significativa e risale ad antiche memorie di invasori dell’impero romano. Le parole sono: “mistà”, che vuole dire “immagine” (e anche “santino”) e “tambussé”, “battere con forza le nocche su una porta”.
Ecco il distico di Tavo: Con toa mistà sa scrita marcà a-i era «s’it ven-es për la pas tambussa pura, s’it vènes con la guera va andarera … [Tavo] = con la tua immagine era segnata questa scritta: «se vieni per la pace, bussa pure, se vieni con la guerra, va indietro … »
Tavo lottò strenuamente per la pace tra i popoli, prediligendo l’arma della comprensione e dello studio delle lingue minori. È stato maestro di lettere e di vita a più di una generazione, tra cui quella di chi scrive queste parole.
Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)
Nell’immagine: l’incipit “M”, in Missale Magnum Festivum Domini Georgii Challandi (sec. XV), Priuli e Verlucca 1993, copia facsimile posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda.