Nei giorni scorsi, è stato consegnato a Biella “un sasso del Piave a forma di cuore, con indicato il nome del nostro Comune – Vidor – e il numero dei Caduti, 82, cioè il totale dei Caduti di Vidor e Colbertaldo, sia di morti in battaglia sia quelli successivamente per causa di guerra”. Con queste parole è stato postata sui social la notizia del passaggio a Biella di Mauro Miotto, assessore e imprenditore agricolo, con deleghe a agricoltura, turismo e gemellaggio del centro vitivinicolo in provincia di Treviso, accolto dal consigliere Alessandro Vignola, entrambi in fascia tricolore, a rappresentare i rispettivi comuni.
Anche dai luoghi delle trincee di allora, un’altra pietra di memoria va ad aggiungersi a quelle provenienti da altre parti d’Italia già posizionate nell’area monumentale di Nuraghe Chervu, incrementando il lastricato che, di giorno in giorno, meglio definisce quello che, negli intendimenti del Circolo Culturale Sardo biellese, dovrebbe diventare un monumento unico e partecipato dai Comuni italiani, edificato pietra su pietra, ciascuna delle quali racconta storie di sangue, di sacrificio e di eroi caduti durante il Primo conflitto mondiale.
Progetto accreditato presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri tra le manifestazioni di interesse nazionale che, sollecitando le singole realtà, vede la partecipazione di diversi soggetti a condividere l’invito del Sindaco di Biella, Claudio Corradino, “affinché la memoria collettiva sulla Grande Guerra e sui suoi Caduti sia rinvigorita e tramandata”.
Seguono brevi note su Vidor a cura dello storico locale Dario Bordin.
Simmaco Cabiddu
VIDOR NELLA GRANDE GUERRA
Trovandosi Vidor sulla riva sinistra del Piave, dopo lo sfondamento del fronte italiano avvenuto a Caporetto il 24 ottobre 1917, venne invasa dalle truppe Austro-Tedesche
Gli slesiani della XII^ divisione del Gruppo Stein giunsero a Vidor il 10 Novembre 1917.
Tutti i ponti sul Piave erano stati fatti saltare ad eccezione del Ponte di Vidor che doveva rimanere in piedi il più a lungo possibile per far passare le nostre truppe di retroguardia, che precedevano gli invasori, ed alcuni reparti che scendevano dal fronte dolomitico ed erano in ritardo.
Si decise di creare una linea di difesa del ponte tra Vidor e Bigolino ove si posizionarono i Battaglioni Alpini Valvaraita, Monte Granero, Valpellice ed i volontari Alpini di Feltre. In una seconda linea a ridosso del ponte si schierarono gli Arditi del 4 Battaglione d’Assalto Fiamme Nere.
E a Vidor quel 10 novembre 1917, quando tutte le altre truppe italiane erano posizionate sulla riva destra del fiume avvenne la prima Battaglia di Arresto sul Piave
Le truppe tedesche puntavano a superare di slancio il Ponte di Vidor per dilagare velocemente nella pianura Veneta, ma la tenace resistenza di Alpini ed Arditi schierati a Vidor fermò per tutta la giornata un’intera divisione germanica permettendo il passaggio del fiume a reparti e retroguardie e un maggior consolidamento della posizioni sulla nuova linea del fronte.
Assolto questo gravoso compito, i reparti effettuarono il ripiegamento al di là del Piave, a cui seguì la distruzione di alcune arcate del ponte di Vidor. Il sacrificio di molti soldati contribuì a bloccare definitivamente la vittoriosa avanzata austro-tedesca.
Tra gli oltre 300 Caduti di questa Battaglia i più illustri furono il Capitano Stefanino Curti di Imola, comandante della 221^ compagnia del Battaglione Alpino Valvaraita, che si trovava sul Col Marcon, Medaglia d’Oro al Valor Militare, ed il Maggiore Ippolito Banfi, di Pinerolo, comandante dell’intero Battaglione Valvaraita, che cadde sul Colle del Castello, Medaglia d’Argento al valor Militare. Questi due soldati sono ricordati da due cippi situati sul Col Marcon e sul colle del Castello dove ogni anno vengono deposti con una cerimonia un mazzo di fiori ed una corona di alloro per il loro ricordo. Ma le medaglie al valore per atti di eroismo in questa battaglia furono ben 72 e figurano elencate su due cartelli installati sui due colli sopra citati.
La gente di Vidor, che non aveva passato per tempo il Piave, fu costretta ad andare profuga nel Vittoriese ed in Friuli ove rimase per un anno intero, fino alla fine della Guerra. Furono oltre 200 i morti per fame e stenti. Coloro invece che avevano passato il Piave si distribuirono in tutta Italia. Un gruppo più numeroso di vidoresi fu ospite nel Comune di Petritoli nelle Marche col quale in anni recenti il Comune di Vidor si è gemellato.
Vidor fu protagonista anche nella Battaglia finale dove i nostri reparti della Brigata Cuneo e alcuni della Messina che passarono il Piave tra Ciano e Moriago la notte del 27 ottobre 1918 ebbero duri scontri nella zona di Bosco di Vidor con gli Austro-Ungarici della 25^ Divisione di Fanteria e solo dopo due giornate di aspri combattimenti riuscirono a liberare Vidor. Anche in questa battaglia sono state attribuite ai nostri soldati oltre 70 medaglie al valor militare.
Il centro di Vidor, trovandosi sulla linea del fronte, nell’anno di occupazione, ma in particolare nella Battaglia finale, ebbe una distruzione quasi totale dei suoi edifici e dovette essere quasi completamente ricostruito.
I soldati vidoresi Caduti in battaglia nella Grande Guerra e quelli morti successivamente per causa di guerra furono ben 82 e sono ricordati nelle lapidi collocate nel Monumento ai Caduti di Vidor edificato nel 1925 sul Colle del Castello e nel monumento ai Caduti collocato nella Frazione di Colbertaldo.
Sintesi storica a cura di Dario Bordin – Vidor
Nell’immagine: l’assessore del comune di Vidor, Mauro Miotto e il consigliere comunale di Biella, Alessandro Vignola con la pietra del Piave a forma di cuore.