QUIDÁSSI sass. ‘darsi da fare, sbrigarsi’; quidare log.; quidái, coidái camp. ‘curare, aver cura’; cfr. sp. cuidar; quidádu, –áu log. e camp. ‘cura, diligenza’; cfr. sp. cuidado; datti quidadu log. e sass. ‘datti da fare’, ‘non indugiare’. Negativo: scoidái camp. ‘trascurare’; disquίdu log. e camp. ‘negligenza, trascuratezza’ (cfr. it. disguido); scoίdu camp. ‘negligenza, trascuratezza’.
Wagner si ferma alla solita convinzione che queste voci provengano dallo spagnolo. A sua volta, DELI dà manforte a Wagner e precisa che la voce spagnola (produttrice secondo loro anche di it. disguido) ha base etimologica nel lat. cogitāre ‘pensare’. Sbagliano ambedue. Infatti la vera base etimologica è l’akk. qu’’ûm, quwwû, qummû, qubbû ‘to await, stare in attesa; wait for, aspettare; wait on (someone, in service); trust in, riporre la propria fiducia in’, ‘look after, occuparsi di; take care of, prendersi cura di’. Pertanto è chiaro che quidare, guidare derivano dallo stato costrutto qubbī-tare (dove –tàre è un frequentativo seriore).
Al fine di una corretta etimologia dei composti in dis-, preciso che la particella è composta dal privativo de– (base etimologica nel sum. de6 ‘portar via’) + il ridondante –s– anch’esso legato a particelle mediterranee di privazione (come e, ex: vedi).
Salvatore Dedola,
glottologo-semitista
Nell’immagine: l’incipit “Q”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009