Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi” nel centenario della nascita di Barba Tòni Bodrìe
Nei versi di uno dei più grandi lirici bilingui (occitano e piemontese), Barba Tòni Bodrìe, affiorano parole che descrivono i costumi e le usanze d’una volta. La sua poesia è una minuziosa rassegna di danze, di feste, di stagioni, di credenze e di leggende. In questo distico troviamo le due parole, ombris (il bacìo, con l’accento tonico sulla “ì”, cioè il versante all’ombra della montagna) e il solì (il lato esposto al sole), sulle aie (àira, spiazzo ricoperto di catrame, su cui si mettevano a seccare i raccolti, ma che servivano anche per le feste campagnole) o sulle piazze, si vedevano fërlòche (graziose cuffie bianche che si allacciavano sotto al mento) e fòfo (ciuffo lungo della capigliatura maschile, lasciato cadere liberamente sulla fronte, a mo’ di “bravo” di manzoniana memoria), carmagnole (lunga giacca maschile, ma anche vivace danza molto popolare), gipe (lunghe sottane), frandieuj (detti anche sfojor, giovanotti focosi) e barivele (ragazze birichine, allegre, spensierate, dove il termine barivela contrasta con quello di mariòira, ragazza da sposare), il tutto in gran costum (che poi il poeta, a più riprese, descrive nei minimi dettagli nelle bellissime poesie del volume intitolato Val d’Inghildon).
Ecco i due versi che contengono i termini in questione, obsoleti, oramai, ma quanto mai vivi nella poesia di questo grande cultore della lingua (ci ha lasciato un dizionario storico della lingua piemontese, il Gavuzzi, con ben 10.000 aggiunte da lui vergate a mano nei margini, tutti termini che lui conosceva e che non si trovavano in questo grande repertorio ottocentesco):
A l’ombris e al solì, ant l’àira ò ’n piassa, fërlòche e fòfo, carmagnòle e gipe, frandieuj e barivele an gran costum = al bacìo e al solatìo, nell’aia o in piazza, cuffie di giovinette e ciuffi di giovanotti, giacche da uomo e sottane da donna, giovani snelli e forti e ragazza spensierate in gran costume
Ricorre proprio quest’anno il centenario della nascita del poeta, originario di Frassino, in Val Varaita, celebrato con un apposito volume di saggi di coloro che l’hanno conosciuto ed hanno letto criticamente le sue poesie.
Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)
Nell’immagine: l’incipit “S”, Sacramentarium Episcopi Warmundi (Sacramentario del Vescovo Warmondo di Ivrea): fine secolo X, Ivrea, Biblioteca Capitolare, Ms 31 LXXXVI). Priuli Verlucca, 1990, copia posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda.