Poesia alle donne “in tristura” con luna piena sul nuraghe

Samatzai, Nuraghe Nuraxi

Porta il numero 558 la poesia di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro). 558 liriche pubblicate puntualmente sui social di Su Nuraghe attivati da che sono iniziate le restrizioni governative. Strumenti e nuove tecnologie informatiche messi a punto per cercare di far fronte alle mille solitudini generate dalla pandemia, tenendo acceso quel lume di socialità – sebbene virtuale – in una realtà sempre più gravida di fragilità.
Nello snocciolarsi della quotidianità, le poesie pubblicate a Biella dal Circolo culturale sardo raccontano il presente, incrementando al contempo l’antologia di testi del Laboratorio Linguistico “Eya, emmo, sì: là dove il sì suona, s’emmo e s’eya cantant” per imparare a leggere e scrivere in lingua materna.
Quella di questo fine agosto 2021 è dedicata alle donne, alla sofferenza istituzionalizzata che giunge dall’Oriente afgano e dall’Occidente civile che, nel piatto neologismo corrente, viene definita “femminicidio”. Mondi e universi apparentemente lontani ma che, nella figura della donna discriminata, violata e uccisa trovano drammatici punti di comune doloroso contatto.
Finas sas natzìones cristianas, / S’Ocidente chi si natat tzivile. / No rispetat cojadas ne bajanas, / Bochidas che anzones in cuile”. Scrive il Poeta, vale a dire: “Anche le nazioni cristiane, / l’Occidente che si dice civile./ Non rispettano spose né giovani, / uccise come agnelli nell’ovile”.
Tratti comuni con denominatore “donna” che devono allinearsi al rispetto, perché “Sa sotziedade naschet in sa domo”, “La società nasce in casa” e le mamme sono scuola da cui nascono i fiori.
A corredo di questa poesia, l’immagine poetica della luna identificativa dell’universo femminile immortalata su uno dei diecimila nuraghi che costellano la Sardegna, opera di Ivan Pedretti che, in questi giorni di luna piena, ha “dovuto attendere 25 minuti perché la luna spuntasse sopra il nuraghe “Su Nuraxi” di Samatzai (Cagliari) – scrive Pedretti su Instagram”.

Efisangelo Calaresu


Damas in tristura

Ma proite sas damas de su mundu,
Sunt tratadas che pegos de masellu.
S’umanidade est tochende su fundu,
Totu a s’imbesse, est unu burdellu.

Finas sas natzìones cristianas,
S’Ocidente chi si natat tzivile.
No rispetat cojadas ne bajanas,
Bochidas che anzones in cuile.

Mamas, isposas, sas fizas nodìdas,
In custa sotziedade mai difesas.
Incadenadas semper persighidas,
Che bacas in istadda sunt mantesas.

Epuru sa zenìa mundiale,
Connoschet sas virtudes e valores.
A totucantos dadu ant su nadale,
Che s’arcu ‘e chelu ponent sos colores.

Si tantos omines aiant bochidu,
Aimis bidu ite movimentu.
Totu su mundu intreu fit bessidu,
Ma pro sas damas no si tremet bentu.

In cuddas natzìones de Coranu,
Est una criadura de bascesa.
Bonu-proe a su sabiu sultanu,
Chi las tenet che cane suta-mesa.

Ma faghide su santu piaghere,
Ca no podent pregare in sa moschea.
S’omine in cue est de totu mere,
Gia podides cumprender ite ‘idea.

Est a las tenner’ in pannos de seda,
Ca sunt aèra sana pro sa vida.
E piagheres tocat chi bos peda,
Chi custa rughe siat cungruida.

Sa sotziedade naschet in sa domo,
E gia l’ischimus cun benes e males.
Mancari tardu, tot’unidos como,
Pro semenare bonos-ideales.

Ammentade, sas mamas sunt iscola,
E dae cue bessint sos fiores.
Chie las tratat che pegos de mola,
Chi in galera proet sos dolores.

E tue in su monte, in mare, in bidda,
Ammenta ca ses semper un’iscudu,
A sa mama, isposa, sa pobidda,
Cun-d-unu gratzias lis damus azudu.

Nigolau Loi, su 26 de austu 2021

Donne in tristezza

Ma perché le donne del mondo,
sono trattate come carne da macello.
L’umanità sta toccando il fondo,
tutto al contrario, è un bordello.

Anche le nazioni cristiane,
l’Occidente che si dice civile.
Non rispettano spose né giovani,
uccise come agnelli nell’ovile.

Mamme, spese, le figlie di valore,
in questa società mai difese.
Incatenate sempre perseguitate,
come vacche nella stalla sono tenute.

Eppure la stirpe mondiale,
conosce le virtù e valori.
A tutti ha dato i natali,
come l’arcobaleno mette i colori.

Se avessero ucciso tanti uomini,
avremmo visto quale movimento.
L’intero mondo sarebbe sceso (in piazza),
ma per le donne non si muove vento.

In quelle nazioni del Corano,
è una creatura di poco valore.
Giova al saggio sultano,
che le tiene come cane sotto il tavolo.

Ma fatte il santo piacere,
perché non può pregare nella moschea.
L’uomo dove è padrone di tutto,
e potete ben capire quale idea.

Bisognerebbe vestirle con panni di seta,
perché sono l’aura per la vita.
E favori bisogne che vi chieda,
affinché questa croce sia finita.

La società nasce nella casa,
e lo sappiamo nel bene e nel male.
Anche se tardi, tutti uniti adesso,
per seminare buoni ideali.

Ricordate, le mamme sono scuola,
da dove escono i fiori.
Se le trattate come asini alla mola,
come in galera piovono i dolori.

E tu sul monte, in mare, in città,
ricorda perché sei sempre uno scudo.
Alla mamma, sposa, la moglie,
con un grazie diamo loro aiuto.

Nicola Loi, 26 agosto 2021


Nell’immagine, Samatzai (Cagliari) Nuraghe “Nuraxi”. Sardegna, museo a cielo aperto, i nuraghi candidati a diventare patrimonio UNESCO (foto di Ivan Pedretti).

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