Palme dei Sardi “filadas” all’antica, un nuovo messaggio di pace

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La Pasqua di resurrezione, principale festa della Cristianità, governa anche il calendario rituale contadino, erede di riti e cultualità lontane nel tempo e nello spazio. Tra questi, le palme “filadas” che la comunità sarda di Biella è solita consegnare a vescovo e presbiteri della diocesi: sono state portate in processione la domenica che precede la Pasqua in ricordo dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, acclamato “Re dei Giudei”, plauso popolare che segnerà la sua sentenza di morte, col “titulus crucis” composto dallo stesso Pilato e affisso sulla croce.

Prima pianta domesticata, la palma è per i popoli che si affacciano sul Mediterraneo, l’albero della vita; il “principe delle piante”, per Carlo Linneo (1707-1778), il riformatore della nomenclatura binomia che l’ha catalogata. Palme e ulivo costituiscono una costante, inaugurando l’inizio dei riti della Settimana Santa.

Gesti che, dopo due anni di interruzione a causa delle restrizioni governative, sono stati riproposti con il trasferimento rituale dalla sede del Circolo sardo verso l’episcopio, preceduto dai suonatori di Launeddas Nicola Diana e Maurizio Caria.

Ad attendere il manipolo di donne e uomini in abiti tradizionali della festa, il vescovo, mons. Roberto Farinella, il cappellano di “Su Nuraghe”, don Ferdinando Gallu, i rettori dei tre principali santuari e alcuni sacerdoti della diocesi con i quali i Sardi di Biella operano nel nome di sant’Eusebio da Cagliari, evangelizzatore del IV secolo, introduttore del culto mariano di Oropa, patrono del Piemonte e del Beato fra’ Nicola da Gesturi, “padre bertula”, venerato a Bioglio come nell’Isola. Con loro, padre Martin Martyniuk, frate francescano ucraino, custode della basilica di san Sebastiano, tempio civico della Città in cui riposano le spoglie mortali di Alberto Ferrero della Marmora, geologo, scienziato, senatore del Regno di Sardegna, autore dei primi studi scientifici di storia naturale e di archeologia dell’Isola.

Gesti antichi che si ripetono, con al centro la palma e l’ulivo: simboli di vittoria e di pace radicati in geografie ed epoche remote, capaci nel presente di parlare ancora il fraterno linguaggio della solidarietà concreta in risposta alle guerre dei potenti della terra.

Battista Saiu

Nelle immagini, alcuni momenti della consegna delle palme “filadas” a vescovo e a presbiteri, accompagnati dai suonatori delle launeddas

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