Pasqua dei Sardi a Biella, “nenneres” in continuità di Fede e cultura

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In occasione della Pasqua cristiana, i Sardi di Biella sono soliti partecipare ai riti che precedono la Settimana Santa ripetendo gesti di antica ritualità trasferiti nella nuova Fede. In concomitanza con le palme “filadas”, intrecciate alla sarda, consegnate dal Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” a vescovo e presbiteri della Diocesi, altri gesti si svolgono nell’intimità domestica. In primis, la preparazione di candidi “nenneres”, (piatti con germogli).

Ornati con fiori di violaciocca, ottenuti da semi di frumento, di lino, di lenticchie o di ceci e di altri cereali o legumi, i “nenneres”, vengono fatti germinare al buio, quotidianamente annaffiati dopo il tramontar del sole per evitare l’inverdire del processo clorofilliano. Vengono portati in chiesa, nelle parrocchie di appartenenza, prima della celebrazione della solenne vespertina “Missa in Coena Domini”, il pomeriggio del Giovedì Santo e depositati presso l’altare laterale, dove è aperta la porticina del tabernacolo; repositorio che indica il sepolcro di Gesù nelle specie eucaristiche, dopo l’ultima cena.

Gesti di antica religiosità popolare, ripetuti da millenni anche ben oltre le diverse sponde del Mare Mediterraneo, in quelle plaghe in cui si sarebbero originati in seno alla civiltà cerealicola.

Ritualità che permane, sussunta a simbolo del Messia che muore e risorge: allo stesso modo dei semi che, cresciuti al buio, diverranno nuove messi imbiondite dal sole.

Trasferiti nella nuova Fede, gli antichi “nenneres” dei Sardi rimandano alla Pasqua di Risurrezione, che trova la sua epifania nell’antico e immutato germinare del grano e nel rifiorire della natura.

Battista Saiu

Nell’immagine, Biella, chiesa cattedrale “nenneres” e vasi degli oli sacri

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