Giugno 2022, una parola sarda al mese: “G” come “Gadaléta”

descrizioneRadici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

GADALÉTA (anche cognome), cadaléta log. ‘epidemia, malattia generale’: esser a una cadaletta ‘essere tutti ammalati contemporaneamente’.

Massimo Pittau (Dizionario dei Cognomi Sardi 2,53) nel trattare il cognome Gadaleta sostiene ch’esso corrisponde a gadaleta, cadaleta la quale a sua volta sarebbe forma regressiva dall’it. catalettico ‘in stato morboso letargico’, interpretato popolarmente come cada(unu) a lettu ‘ognuno a letto’.

Questa interpretazione del Pittau relativa a un cognome è metodologicamente inaccettabile, poiché – essendo i cognomi nient’altro che arcaici nomi personali – una madre non avrebbe mai chiamato i propri figli “Epidemia”. Al contrario, i figli nell’alta antichità erano desiderati con entusiasmo e gli si davano nomi bellissimi, considerato che i nuovi nati diventavano la “pensione del futuro”, destinati a subentrare nel sostenere la famiglia ed i genitori invalidi.

L’interpretazione del Pittau è da respingere anche a riguardo del nome comune gadaleta, intanto perché è oltremodo fantasiosa, costruita con l’assistenza del solo orecchio, poi perché la si vuole relazionare soltanto al vocabolario italiano, nella pretesa (non giustificata) che l’Italia sia l’unica regione fornitrice di vocaboli al dizionario sardo. Oltre che fantasiosa e “coloniale”, l’interpretazione del Pittau è assai sbrigativa. Infatti a quello studioso la parola logudorese gadaleta rammenta in automatico soltanto l’it. cataletto (il ‘sostegno della bara durante il trasporto’). Da questo punto di vista la sua interpretazione diventa pure paronomastica, nel senso che viene riferita ad un nome estraneo alla Sardegna il quale condivide con quello sardo le vocalità e solo qualche richiamo semantico.

Nel tentativo di sistemare la questione debbo notare anzitutto che il dizionario sardo contiene ben tre nomi con identica fonetica ma con significato nettamente differente: cadaleta ‘epidemia’, cadalettu ‘luogo dove si conserva il formaggio’, cadalettu ‘pagliaio’. In secundis debbo rimarcare con forza che le etimologie della lingua sarda (e non solo) possono essere evidenziate soltanto con lo scavo profondo, rigoroso, metodico nelle Grammatiche e nei Dizionari più antichi del Mediterraneo.

Quindi il sd. cadaletta in quanto ‘epidemia, malattia generale’ ha base nell’accadico ḫadû ‘tagliar via’ + lētu, lītu ‘forza, energia, potere’, col significato di ‘taglia-forze’, ‘(che) taglia le forze, le energie’.

Cadalettu a Mores è pure il ‘luogo dove si conserva il formaggio nelle capanne dei pastori’; ad Oliena e Orgòsolo è la ‘catasta di legna su pensile’; in camp. è una ‘specie di riparo’, persino lo ‘spandimento di varie cose per terra: frutta, paglia ecc.’. In tal caso la base etimologica è l’accadico kadu ‘copertura’ + lētum ‘building, wall, gate, costruzione, parete, cancello, graticcio’. Il composto in origine indicò la ‘copertura a graticcio’.

Infine abbiamo cadaléttu ‘pagliaio’ (Sénnori). Stando al Baldacci, è un annesso relativamente recente delle case anglonesi, è sopraelevato e vi si accede da fuori mediante scala a mano. In altre case tipiche sarde esso, quando veniva creato, stava al difuori dell’abitazione. Questa parola sarda è l’unica fra le tre ad accostare la propria semantica a quella dell’it. cataletto, il quale secondo il Dizionario Etimologico della Lingua Italiana è il ‘sostegno della bara durante il trasporto’. Sempre secondo il DELI, significherebbe… ‘sotto il letto’, poiché viene interpretato dal gr. katá ‘sotto’ + it. letto. A tanto mena la misera e ideologica strumentazione della ricerca etimologica nelle accademie europee.

In realtà, la terza parola sarda ha base etimologica nell’accadico qâdu ‘to ignite, incendiare, accendere, dar fuoco’ + littum ‘stool, sgabello’; quindi qâdulittum indicò in origine la funzione sacra – tipica del Mediterraneo, del mondo greco ma anche del mondo indiano – di dar fuoco alla pira sopra la quale veniva posto il morto. È da quella figura che sortisce il termine sardo cadalettu, vista la somiglianza delle forme italiche e la stessa sostanza di ciò che viene considerato nell’arcaico concetto mediterraneo cataletto.

Salvatore Dedola, glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit, “G”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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