Settembre 2022, una parola sarda al mese: “M” come “Máimmaru”

descrizione
Radici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche).Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

MÁIMMARU sass. ‘marmo’; mármaru, mármuru log.; mármuri (Ogliastra); Marmor ted.; marble ags., marbre fr. Cfr. lat. mărmor, marmŏris; gr. μάρμαρος. Si può notare che in tutta Europa il nome è pressoché identico fin dall’alta antichità, e varia (in seconda sillaba) soltanto nella lingua francese, che a sua volta ha influenzato la forma anglosassone fin dai tempi di Guglielmo il Bastardo. Però la variante francese rientra anch’essa nella pronuncia labiale d’epoca romana (infatti la seconda –m– ha acquisito la seriore articolazione –b-).

L’esame comparativo da me proposto viene normalmente acquisito come soddisfacente e conclusivo dagli indoeuropeisti i quali, nell’intento d’indicare l’origine della parola-madre, ossia la parola formulata per prima, si limitano a creare a tavolino le ipotesi più lambiccate, proponendo le solite “basi originarie” rigorosamente asteriscate (*), segno d’impasse; oppure sviano le proprie conclusioni verso finali fuorvianti. In questa maniera ha operato ad esempio il Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, che presenta l’it. marmo come «voce dotta, lat. mărmor, marmŏris dal gr. μάρμαρος [si noti l’ossessione per le linee generative più “nobili”, quale appunto è considerata la lingua greca antica], accostato (se non altro per etimologia popolare) al verbo di origine indoeuropea marmáirein ‘brillare’». Il DELI continua il proprio excursus portando con mano il lettore alle proprie conclusioni, che planano sul fr. marmoriser nel senso di eternare. Ma chiunque può notare che il semantema francese è poetico, è apparso molto tardi alla storia (1584) ed evoca il marmo proprio per la sua durezza, che lo rende materia perfetta ad “eternare” le memorie.

Invero, del termine marmo, mármaru s’ignorò la vera origine. Base etimologica è l’accadico marmaru ‘strong, forte, solido’: questa per gli antichi era la caratteristica più evidente. Ma va notato che dalla lingua sumerica scaturisce l’arcaica base monosillabica, mar ‘to smear on, spalmare sopra, sfregare sopra’ + mur ‘to get dressed, vestirsi, rivestirsi’. Il composto sum. marmur significò in origine ‘spalmare sopra rivestendo’: questa è la maggiore caratteristica dei marmi fin dalla più alta antichità, i quali ebbero la primaria funzione di ricoprire le costruzioni grezze, rese vie più belle e attraenti mediante meticolosissime e costosissime allisciature.

Salvatore Dedola, glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit, “M”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

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