Su Nuraghe, quando un popolo canta c’è da sperare ancora

Sei mesi di canti con cantori sardi e cantori delle corali biellesi – contributo concreto per mantenere in vita le melodie della tradizione, patrimonio vasto ed importante per tutte le identità – il Coro della Cattedrale di Biella canta la Messa Regina Pacis per sa Missa Majore alla XVI Festa di Su Nuraghe

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San Sebastiano di Biella, Voci di Su Nuraghe per sa Missa Majore

È innegabile: a tutti piace cantare in coro. Cantare in coro significa gioia di vivere attraverso fatica e passione. Vuol dire mettersi all’unisono con gli altri, conciliare voci diverse, dare spazio, costruire amicizia. Il gusto a cantare in coro è la molla carica che ha portato diversi elementi della Comunità sarda ad unirsi alle diverse compagini corali locali, una sorta di appaesamento attraverso il canto per diventare ed essere parte della comunità in cui si vive.
Ma, a seconda delle necessità, le estemporanee “Voci di Su Nuraghe”, di volta in volta si ricompongono, portando con sé gli amici delle corali di provenienza.
Così succede che i coristi Sardi e i loro amici cantori si ritrovino nelle sede di Su Nuraghe con obiettivi definiti e calendarizzati messi a punto dal Circolo. In ogni singolo progetto vengono coinvolti i Soci dell’Associazione e i cantori del Gruppo di “Su Rosariu cantadu”.

Nell’anno in corso, le “Voci di Su Nuraghe”, si sono ritrovate più volte: a gennaio per la Santa Messa dei 90 anni della Socia decana zia Antonietta Sotgiu, a Ponderano; a marzo, per il canto a “cuncordu” del “Miserere”, il Venerdì Santo, a Pettinengo; nei mesi di marzo e di maggio, per le celebrazioni liturgiche di Oropa: la Domenica di Laetare e quella di Pentecoste, l’antica Pasqua rosata, “sa Pasca de Flores” dei Sardi. Recentemente, le “Voci di Su Nuraghe” si sono ricomposte unendosi a quelle della Confraternita della Santissima Trinità e di Santa Croce di Graglia, in occasione della scomparsa di un nostro conterraneo, loro confratello.

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San Sebastiano di Biella, Corale della Cattedrale per sa Missa Majore

Pochi giorni fa, poi, in occasione della Festa Sarda Sa Die de sa Sardigna 2010, la solenne liturgia officiata nella basilica di San Sebastiano dal cappellano don Ferdinando Gallu, è stata decorata da canti sardi per le “Voci di Su Nuraghe” e da quelli dalla Corale della Cattedrale di Biella che hanno eseguito magnificamente i canti della Messa Regina Pacis, diretti dal M° Roberto Marchesi, mentre il M° Biagio Picciau ha diretto i canti sardi: “A s’intrada de sa Missa”, “Deus ti salvet, Maria”, “Sacramentadu Deus” e la lode finale, i “Gosos de N.S. de Oropa”. All’organo il bravissimo e stimato giovane M° Marco Montecchio, divenuto oramai Sardo di adozione.

Un nuovo ritrovato spirito di squadra tra cantori di diverse provenienze, amicizia e misticismo; voli immensi nella storia e nel tempo, che si fondono nell’emozione di cantare in coro. Il canto corale è un’espressione molto sentita e quasi spontanea per le nostre genti. Quello di Su Nuraghe vuole essere un contributo concreto a mantenere in vita i canti della tradizione – di tutte le tradizioni – per far sì che non vada perduto un patrimonio vasto ed importante per le identità, sia sotto il profilo strettamente musicale che sotto quello storico-etnografico.

Ci vengono alla mente le parole di padre David Maria Turoldo: “Nulla c’è di più nobile del canto, virtù protagonista di umanità. Per questo quando un popolo canta c’è da sperare ancora. Nulla fonde animi e caratteri quanto un coro, quando è vero coro: quanto sentirsi componenti di un coro. Allora l’appuntamento, il ritrovarsi e il sentirsi presenza necessaria a cantare è come il convenire d’innamorati. Allora il sacrificio diventa spontanea gioia e stima per vivere! il Canto ci mostra una realtà che merita di essere desiderata, ci mostra noi stessi come dovremmo essere se fossimo meritevoli del mondo. La voce umana, elevata nel canto, crea l’occasione di sciogliere per un istante i catenacci dell’universo, permettendoci di scorgere un frammento di ciò che nascondono: un lampo dell’ineffabile”.

Battista Saiu

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