Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis, marzo, “P” come “Primavera, Prima”

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”.

La Primavera è di gran lunga la stagione dell’anno più celebrata dai poeti di tutte le epoche. Quelli piemontesi non sono un’eccezione. Qui di seguito riportiamo i versi di quattro dei lirici più squisiti di questa lingua. Si noterà che Barba Tòni Bodrìe la chiama “Primavera”, proprio come in italiano, mentre altri due la chiamano “Prima” (Gianrenzo Clivio, Elisa Revelli), che è poi il termine consacrato per “Primavera”. Tavo Burat oscilla tra queste due versioni, ma anche molti altri poeti piemontesi usano a volte il primo termine, a volte il secondo.

Sl’erba novela ’l passaròt a va a sautèt ’me s’na tastera. La bisa a vron-a ij branchèt. Sinfonìa ’d Primavera [Tavo] = sull’erba nuova il passero va a saltelli come su una tastiera. Il vento sottile fa violino tra i rametti. Sinfonia di Primavera

Le tòte, nas farfoj arvirà ’n su, slisse ’ma j’àngej ant le neuit seren-e, gige e fringante, fròle e colorìe coma le fròle ai bòsch an Primavera, fërvaje dj’arcancéj ëd costa vita, a bigaravo pais e sità [Barba Tòni] = le giovinette, nasi vispi all’insù, / scivolanti come gli angeli nelle notti serene, / gaie e vivaci, tenere e colorite / come le fragole nei boschi di Primavera, / briciole degli arcobaleni di questa vita, / variegavano paesi e città

Ant la soa curta prima as dësbandisso an brova dij senté sla tèra sbiancà [Clivio] = nella loro breve Primavera si schiudono sul ciglio dei sentieri sulla terra sbiancata

Cara a l’é n’òra ’d prima [Revelli] = carezza è una brezza di Primavera

Ant la soa curta prima as dësbandisso an brova dij senté sla tèra sbiancà [Clivio] = nella loro breve Primavera si schiudono sul ciglio dei sentieri sulla terra sbiancata

Për stërmé ij tesòr la Prima a l’ha an sël paluch ël ni dl’ornero [Tavo] = per nascondere i tesori la Primavera ha lassù sul palo il nido dell’ornero

Come sempre questi grandi poeti sono stati anche dei filologi di grande operosità e di rara competenza (Barba Tòni ci ha lasciato una copia del dizionario piemontese-italiano del Gavuzzi con annotate a mano nel margine ben 10.000 termini non inclusi nel dizionario). La dovizia terminologica di questa lingua è inimmaginabile per chi non ne ha frequentato l’abbondantissima produzione letteraria, in versi e in prosa. Buona “Prima” a tutti!

Sergi Girardin (Sergio Maria Gilardino)

Nell’immagine: capolettera “P”, in Missale Magnum Festivum Domini Georgii Challandi (sec. XV), Priuli e Verlucca 1993, copia facsimile posseduta a Biella dal Comm. Mario Coda

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