Na paròla piemontèisa al mèis, febbraio / fevré, “D” come “Dun-a”

Omaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi”

incipit D, in Missale Magnum Festivum Domini Georgii ChallandiLa prima e la seconda parola che proponiamo quest’oggi sono tratte da una bellissima poesia di Elisa Revelli (autrice di ben sei volumi di versi). La prima è l’avverbio dun-a (“tosto, presto, rapidamente”), parola molto antica, ma usata tuttora correntemente, che ricorre spesso in autori del Settecento e dell’Ottocento, come Ignazio Isler e Angelo Brofferio. Buria (“tempesta”) è parola pure antica, ma essa pure di uso frequente in epoca contemporanea. Ecco il verso che le contiene entrambe: dun-a as pasia la buria [Revelli] = tosto s’acquieta la tempesta.
La terza parola, bàila [pl. bàile = nutrice, baila], è stata tratta dai versi altamente – ma molto finemente – patriottici di Tavo Burat. Ecco il verso da cui è stata stralciata: montagne dure, bàile’d mia rassa [Clivio] = montagne dure, nutrici della mia razza.Continua a leggere →

Febbraio, una parola sarda al mese: “N” come “Nadía”

incipit N, in Giampaolo Mele, Die ac NocteRadici e semantica delle parole sarde, rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

NADÍA log. ‘stirpe, schiatta’. Nei Condaghes natίa(s) designa i ‘figli dei servi’. Nel Gerréi s’όmini de anadis o de náis è il ‘servo capo’ alle cui dipendenze stanno gli altri servi; l’espressione è un residuo delle antiche usanze e continua natias, se non è addirittura de a natis per indicare il servo che è nato in casa e che dal momento della nascita vive con la famiglia, di cui gode la fiducia (Wagner).
Il prototipo non è il verbo náskere (come vorrebbe Wagner). Base etimologica è l’akk. nadûm ‘emit, lay down, deposit; emettere, depositare (beni, uova, figli)’. Ovviamente da questa base accadica emerge anche la radice del p.p. lat. nat-.

Salvatore Dedola,
glottologo-semitista

Nell’immagine: l’incipit “N”, in Giampaolo Mele (a cura di), Die ac Nocte. I Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all’età spagnola (secoli XI-XVII), Cagliari: AMD Edizioni, 2009

Massimo Zaccheddu in “Boghes e sonos”, 60 anni di musica in Sardegna

Massimo Zaccheddu con i volumi Boghes e sonos

Tra Natale e i primi giorni del nuovo anno, il quotidiano La Nuova Sardegna ha offerto in edicola ai suoi lettori “Boghes e sonos”, tre volumi che raccontano la musica degli ultimi 60 anni in Sardegna dalla A alla Z.
Autore dell’imponente opera, Giacomo Serreli, giornalista e critico musicale che ha catalogato le maggiori realtà operanti nell’Isola in ambito musicale. Lavoro articolato in 1.780 pagine, arricchito da 300 immagini a corredo delle 1.750 schede dedicate a ciascun musicista o gruppo, con notizie sugli autori, loro produzione e con descrizione di dischi e singoli brani. Il tutto preceduto da una ricca introduzione che in 200 pagine dà conto dei diversi periodi storici della musica isolana.Continua a leggere →

Festa delle Bandiere della “Sassari”, alloro ai Caduti sardi e biellesi

Nuraghe Chervu

Gloria italiana ed orgoglio sardo vengono celebrati in Sardegna e a Biella il 28 gennaio, giorno della Festa delle Bandiere della Brigata “Sassari” in ricordo dei fatti d’Arme che capovolsero le sorti della guerra con la completa riconquista italiana delle posizioni perdute a fine dicembre 1917.
Nell’area monumentale di Nuraghe Chervu, ai piedi della pietra dedicata ai Caduti sardi e ai Caduti biellesi, una corona di alloro con i colori bianco-rosso – gli stessi delle mostrine della “Sassari” – è stata deposta dal Nucleo biellese dell’Associazione Nazionale Brigata “Sassari” intitolato al “Capitano Emilio Lussu”, guidato dal Responsabile Fiduciario, Francesco Fosci.Continua a leggere →

Giorno della Memoria a Biella, nastro tricolore e fiocco bianco-grigio nei colori delle divise dei deportati

lapide al ghetto ebraico di Biella PiazzoAlle ore 10:30 di mercoledì 27 gennaio, nel ghetto ebraico di Biella Piazzo è stato celebrato il Giorno della Memoria. Alla presenza delle massime autorità civili, religiose e militari locali, la prefetto di Biella, Franca Tancredi, ha deposto tre rose bianche avvolte nel nastro tricolore. Al suo fianco entrambi in fascia tricolore, il primo cittadino di Biella, Claudio Corradino e il sindaco di Callabiana, Lorenzo Vercellotti. Sotto la lapide che ricorda le vittime biellesi della Shoah, è stata poi deposta la corona di alloro della Comunità ebraica di Biella, decorata con fiocco bianco-grigio nei colori delle divise dei deportati, omaggiata anche dal Vescovo di Biella, Roberto Farinella con lo zucchetto, papalina o solideo che dir si voglia, in mano – il ‘soli Deo tollitur’ (lo si toglie solo in onore di Dio) -, in segno di massimo rispetto.
Cerimonia semplice, ricca di segni e di gesti, con visita all’antica sinagoga prima di essere accolti nelle sale di Palazzo La Marmora per le orazioni ufficiali e la consegna delle medaglie d’onore riservate ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti.
Dalla Comunità sarda di Biella presente alla cerimonia, la poesia appositamente composta da Nicola Loi di Ortueri (Nuoro).Continua a leggere →