Uno sguardo sul creato: Splendente comune maschio Calopterix splendens

descrizione

Immagini e testi di “Su Calendariu 2024” del Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” ci accompagnano nello scorrere dei mesi, con sensibilità sociale e naturalistica attraverso didascalie di Lucio Bordignon e di due studenti universitari: Martina Cadin e Leonardo Siddi. Insieme hanno fornito testi e foto, a completamento delle immagini di Walter Caterina, anch’egli valente fotografo naturalista.

Calopteryx splendens (Splendente comune).

Sono leggiadre libellule di colore blu e verde metallico, che si librano con volo elegante e lento sopra i rii e i torrenti con acque a debole scorrimento e con abbondante vegetazione ripariale. Frequentano anche i grandi fiumi. A volte, si riuniscono in folti sciami: sono localmente abbondanti e ben distribuite in pianura e nella bassa collina, mentre mancano in montagna.

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“Cun ispera/Con speranza”, poesia di Nicola Loi, e vicinanza dei Sardi di Biella ai “Sassarini” impegnati in Libano

descrizione Con trepidazione, pensando ai 1200 soldati, la maggior parte di origine sarda, impegnati in Libano, giungono al Circolo sardo di Biella i versi di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro) dal titolo: “Cun ispera / Con speranza”: “Sa lumera ‘e sa paghe est istudada, / Sena fiama est s’umanidade”; “La luce della pace è spenta, / senza fiamma è l’umanità”.

Nello scorrere degli endecasillabi, già dall’incipit il Poeta traccia pennellate di denuncia, che culminano in preghiera, con rimando a quelle radici cristiane di cui sovente si parla: “Una cumbata in numen de Deus, / Cale Vangelu faeddat de gherra?”; “Un combattimento in nome di Dio, / quale Vangelo parla di guerra?

La denuncia cede poi il passo a speranzosa invocazione, “Como semus andende a su Nadale, / Est a frimare su masellu umanu”; “Adesso stiamo andando verso il Natale, / È da fermare il macello umano”.

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Racconti di Grazia Deledda in concerto al “Cine Teatro Italia” di Lessona con “Le Voci del Tempo”

descrizioneSabato 19 ottobre 2024, alle ore 21:00, presso il “Cine Teatro Italia” di Lessona, andrà in scena “Voci del Tempo, GRAZIA, racconti di Grazia Deledda in concerto”. Mario Congiu – voce, chitarra e armonica. Marco Peroni – voce recitante.

Lo spettacolo presentato dalla Filodrammatica Lessonese, grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella e al patrocinio del Comune di Lessona, è realizzato in collaborazione con il Circolo Culturale Sardo “Su Nuraghe” di Biella.

“Intenzionalmente libero da ogni riferimento possibile all’attualità, ‘GRAZIA’ è un sorprendente viaggio musicale nella letteratura di Grazia Deledda (Nuoro 1871 – Roma 1936), prima ed unica donna italiana a ricevere il Premio Nobel per la Letteratura, il 10 dicembre 1926”, scrive Mario Congiu, sardo di seconda generazione, autore dei testi che andranno in scena a Lessona.

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Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis, Ottobre 2024, «L» come LAMA

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi” che fanno capo al Circolo culturale sardo “Su Nuraghe” di BiellaLama è parola che accompagna il decimo mese dell’anno come si ritrova in “Gribàud”, Gianfranco Gribaudo e nella ricca produzione letteraria di “Tavo Burat”, Gustavo Buratti Zanchi.

Lama s.f. 1 pozza || nita con giàira a l’han fiacà la lama / e l’eva a cola vers na neuva meuja [Tavo] = fango con ghiaia hanno schiacciato la pozza / e l’acqua cola verso un nuovo stagno || tant ‘me seren-a frandà an creus ant la lama lë slussi dla gòj [Tavo] = come martin pescatore fiondato nel profondo della pozza il lampo della gioia 2 [idrogr.] pozza di fiume [acqua stagnante lungo e a fianco del corso di un torrente, di un fiume, tracimante in periodi di piena e poi stagnante per il resto dell’anno] ||Continua a leggere →

Ottobre 2024, una parola sarda al mese: “S” come “SARDÓNIOS GHÉLŌS”

descrizioneRadici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico di storia e di cultura sarda a Biella

SARDÓNIOS GHÉLŌS, anche sardánion ghélōn, ossia ‘riso sardònico’.

L’aggettivazione di questa risata appalesa uno dei tanti errori interpretativi che le varie accademie fanno sulla cultura sarda.

La prima apparizione scritta collegabile a questa espressione è in Omero Od. XX 301-302, allorché Odisseo schiva la zampa di bue lanciata da Ctesippo e “ride sardonicamente” (μείδησε δε θυμῷ σαρδάνιον μάλα τοῖον ‘sorrise in cuor suo, per giunta sguaiatamente’: attenzione!, questa è la traduzione mia, che ritengo autentica).

Una dette tante enunciazioni del termine σαρδάνιον (stavolta come avverbio) si trova in Platone (Rep. I,337): Καὶ ὃς ἀκούσας ἀνεκάγχασέ τε μάλα σαρδάνιον ‘a queste parole egli si mise a ridere sguaiatamente’: anche questa è traduzione mia. L’unica ricostruzione arcaica cui è possibile agganciare l’aggettivo avverbiale greco è il composto egizio sar ‘to do wrong, act with perversity’ + ṭa ‘to smite’, shake, quake’ + ni ‘serpent poison’, nu ‘to grind’. Quindi possiamo interpretare come sar-ṭa-ni‘scuotersi perversamente e velenosamente’, oppure sar-ṭa-nu ‘scuotersi perversamente e rudemente’.

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