Mille pecore per Cascia con l’antica usanza sarda di “sa paradura”

sa paradura

L’Associazione Culturale Sarda Shardana – Sardi in Umbria mette in essere “sa paradura”, aiuto concreto alle popolazioni umbre colpite dal sisma del Centro Italia con “sa paradura”, antica usanza sarda che consiste nel donare da parte degli allevatori del circondario, uno o più capi di bestiame così da ricostituire la mandria di un pastore colpito da disgrazia o da calamità. La consegna di mille pecore provenienti dalla Sardegna si terrà a Cascia nei giorni 1 e 2 aprile 2017, a partire dalle ore 09:00, in località Molinelle, all’interno della Fiera del capo lanuto con concerto gratuito degli Istentales e di Tullio de Piscopo.
L’iniziativa, patrocinata dalla Regione Autonoma della Sardegna e dalla Fasi, Federazione Associazioni Sarde in Italia – realizzata in collaborazione con la Protezione Civile Sardegna, la Coldiretti Sardegna, la Coldiretti Umbria e gli Allevatori sardi – vede la presenza dei “Tamburini medioevali di Cascia”, stornellatori, organetti in festa e di altri gruppi folkloristici umbri. Numerosi quelli sardi: il Coro Amici del folklore di Nuoro, Tenore “Unta Vona” di Orgosolo, Mamutzones antigos di Samugheo, Francesca Lai e le maschere S’urtzu di Sadali, presentati da Giuliano Marongiu.Continua a leggere →

Su Nuraghe Film, una serata per due corti d’autore a Biella

su nuraghe film

Sabato 18 marzo, ore 21, a Biella, Stefano Tiddia salirà in cattedra a Su Nuraghe per presentare due cortometraggi dell’edizione 2016 di “Visioni sarde”, rassegna inserita nel contesto più ampio di “Visioni italiane” – ingresso libero.

In cartellone: “Alba delle Janas”, di Daniele Pagella e “Dove l’acqua con altra acqua si confonde”, di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi, rispettivamente della durata di 13 e 14 minuti.
Daniele Pagella, cagliaritano, nato nel 1971, porta avanti studi di tipo artistico-musicale. Fonda nel 2001 la Renderingstudio, un’attività commerciale improntata sulla modellazione e animazione 3D. Realizza spot televisivi, scenografie te­atrali e cortometraggi. Esperienza professionale che travasa in Alba delle Janas, dove Alba, la protagonista veste i panni di un’archeologa che adora la Sardegna e le tante fiabe isolane. Vive un’avventura fantastica che la proietta nel passato dove può vedere esaudito un suo desiderio: scoprire i riti che caratterizzavano la civiltà nuragica.
Registi del secondo filmato sono Gianluca Mangiasciutti, nato nel 1977 a Roma dove lavora come assistente alla regia per vari film e spot televisivi e Massimo Loi, nato a Milano nel 1979; vive e cresce in Sar­degna; realizza due cortometraggi.Continua a leggere →

Cibo sardo, buono per natura, cresce dove il sole tramonta più tardi

chef, ragazzi, cucinieri del Costantino Nivola con i presidenti dei Circoli di Biella e Domodossola

Domenica 26 marzo 2017, alle ore 13.00, presso il Centro ANFFAS di Gaglianico sarà possibile gustare la cucina isolana partecipando al pranzo benefico sardo.
Info e prenotazione: 015-2493064 (uffici ANFFAS), oppure: 015-34638 (Circolo Su Nuraghe).

Nei giorni scorsi a Domodossola, la Condotta Slow Food Valle Ossola e l’Associazione dei Sardi del Verbano Cusio Ossola, Circolo “Costantino Nivola”, hanno presentato la Sardegna del gusto.
Qualità degli ingredienti e tecniche di cottura sono alla base della cucina isolana. Pochissimi i condimenti. Assenti intingoli e bagnetti vari che tendono a rafforzare o coprire i sapori originari dei cibi. La parola “bagna” è neologismo introdotto in Sardegna durante la presenza savoiarda.
Nella terra dei centenari, il cibo sardo, buono per natura, che cresce dove il sole tramonta un po’ più tardi, non ha bisogno di salse, salsine o brodetti. Per ottenere piatti sani e gustosi sono sufficienti il calore indiretto del fuoco, a volte arricchito da gocce infiammate sulle carni a fine cottura. In Sardegna, anche le verdure vengono consumate crude, senza sali o altri condimenti. Seguendo regole millenarie, Ernesto Loddo, Efisio Farris e Antonio Cardia, hanno arrostito maialini allo spiedo. A Gianni Carrus il compito di preparare l’agnello sardo da latte, in umido con carciofi nella varietà “spinoso sardo”.Continua a leggere →

Stefano Tiddia presenta due opere finaliste di “Visioni sarde”

Sabato 18 marzo, ore 21, riprendono le lezioni di cinema al Circolo Sardo di Biella – in cartellone due brevi documentari finalisti a Visioni Italiane, Visioni sarde 2016: “Alba delle Janas”, di Daniele Pagella e “Dove l’acqua con altra acqua si confonde”, di Gianluca Mangiasciutti e Massimo Loi – presenta Stefano Tiddia, sardo di seconda generazione – ingresso libero

Stefano Tiddia

Stefano Tiddia nasce a Biella 47 anni fa da Efisio di Teulada e da Gina Cabras, di Belvì, giunti ai piedi del Mucrone nei primi anni Cinquanta nel pieno dell’emigrazione che ha coinvolto la Sardegna nel grande esodo, costringendo molti a varcare mare e oceani in cerca di pane e lavoro.
Diplomato perito chimico presso l’Istituto Tecnico Industriale Statale “Quintino Sella” di Biella, Stefano lavora per oltre 20 anni presso una grande tintoria tra Cerrione e Gaglianico. Con la crisi, giungono la chiusura dello stabilimento e l’incertezza tra cassa integrazione, mobilità, lavoretti saltuari. Poi, la scelta di ricominciare. Da tre anni vende abbigliamento, titolare di un’attività commerciale.
Vive con Paola, nata a Biella da genitori Siculo-biellesi. Il lavoro che non c’è socchiude le porte al formarsi una famiglia, le sbarra all’arrivo di figli.
I suoi forti legami con la Sardegna risalgono alle tante vacanze estive trascorse presso i nonni tra i monti di Belvì e le belle spiagge di Teulada. La ricerca di quel tempo che fu, carico di ricordi e di emozioni, porta ciascuno di noi a ritornare verso i luoghi di origine. Con la maturità, anche per Stefano diventa sempre più forte il bisogno di radici, ben più forte del semplice appaesamento.
Oggi, nei suoi viaggi in Sardegna ricerca riposo e serenità, immerso nello straordinario ambiente isolano, insieme alla curiosità di conoscere, sapere e scoprire la terra dei padri.

Efisangelo Calaresu

C come CARRASEGÁRE, una parola sarda al mese: Carnevale

l'incipit C, in Die ac Nocte, i Codici Liturgici di Oristano dal Giudicato di Arborea all'età spagnolaDi questo periodo dell’anno si è scritto di tutto e di più, ed a molti sembra che manchi lo spazio per dire qualcosa di nuovo.
Wagner (Dizionario Etimologico del Sardo) registra il centr. carrasecáre, log. carresegáre ‘carnevale’; Carta greca 31: καρησεκ(άρη); Stat. Sass. I, 113 (39r): innanti de carrasecare; I, 114 (39r): sas festas de natale de carrasecare. Egli propone l’origine di questa voce dal lat. carnem + secare, ossia ‘tagliare’, ‘interrompere il nutrimento della carne’; dunque la presenta come una formazione simile all’it. carnelasciare; sp. carnestolendas o gr. απόκρεως.
Il Dizionario Etimologico della Lingua Italiana interpreta l’it. carnevale (voce apparsa nel sec. XIII) o carnasciale (apparsa col Cavalcanti nel 1297) come originato, rispettivamente, dal lat. carnem levare o carnem laxare ossia ‘togliere la carne’ o ‘lasciare la carne’, riferiti al digiuno e alla penitenza della Quaresima. Si può osservare che i filologi romanzi si tengono la mano nel proporre uno stranissimo parallelo verbale tra fenomeni che invece sono antagonisti, confermandolo soltanto in forza della simiglianza sonora tra due locuzioni (carnevale = carnem-levāre), di cui la seconda è inventata di sana pianta, dacché nessuno storico della Chiesa, tantomeno nessuno storico laico, hanno tramandato questo paradossale parallelo il quale, se fosse maturato per qualche ragione nel mondo ecclesiale, qualcuno si sarebbe impegnato a rimarcarlo e giustificarlo. Così inventando, i filologi romanzi abiurano all’obbligo scientifico di esplicitare le ragioni storico-sociologiche (semmai ve ne fossero) che avrebbero portato a tale simiglianza fonica.Continua a leggere →