Tre pastori delle montagne dell’Ogliastra

Locandina
Locandina Tempus de baristas.

Tempus de Baristas analizza il carattere e le aspettative di tre pastori delle montagne dell’Ogliastra, nella Sardegna orientale. Pietro, diciassettenne, aiuta con continuità e impegno il padre Franchiscu nel governo delle capre, ma come gli altri giovani, va anche a scuola, indossa jeans e T-shirts e incontra i suoi coetanei la sera, nella piazza del paese.
Il loro amico Miminu, quarantenne, attende, praticamente da solo, al grande gregge di capre della sua famiglia. Egli si trova di fronte a un incerto futuro in quanto la produzione commerciale del formaggio e il mercato moderno sempre più si stanno sostituendo ai metodi di conduzione tradizionale della pastorizia.
Sebbene nati a soli 20 anni di distanza l’uno dall’altro, ciascuno di questi pastori è cresciuto in un modo diverso. La vita del padre e quella di Miminu sono per Pietro un punto di riferimento su cui misurare se stesso e un motivo di riflessione sul proprio futuro.
Girato in forma intimista nell’estate e nell’autunno del 1992, questo film ha qualcosa della complessità del romanzo contemporaneo, una qualità raramente presente nei documentari d’oggi.

Prodotto dall’ISRE nel 1993. Durata: 100 minuti

Sardi di Biella tra storia biellese e storia sarda

Sa Die de sa Sardigna a Biella – alimentare i granai della memoria – “Abbiamo bisogno di continuare a creare granai di umanità ai quali l’uomo del presente può attingere proficuamente quando l’inverno della cultura si fa più rigido e disumano” (P. Grimaldi)

Andrea del Mastro delle Vedove
Andrea del Mastro delle Vedove, Assessore della Città di Biella, ritratto con alcuni Soci di Su Nuraghe.

Martedì 27 aprile, la Comunità dei Sardi di Biella ha celebrato l’evento di Sa die de sa Sardigna con la proiezione del filmato Sardi biellesi ad Oropa, continuità di fede e cultura, opera di Guido Re. Il documento testimonia l’attualità del messaggio eusebiano – Maria Deipara, madre di Dio – e unisce ancor più Sardi e Biellesi: esemplare esempio di possibile fraterna convivenza armonica di identità diverse.
Alla serata ha partecipato Andrea del Mastro Delle Vedove, Assessore alla Cultura della Città di Biella.
Nel portare il saluto, il Presidente di Su Nuraghe ha ringraziato il gradito ospite per aver voluto onorare con la sua presenza i Sardi e la volontà del Consiglio Regionale che istituiva la celebrazione della ricorrenza con Legge n° 44 del 1993; volontà riconfermata dalle recenti delibere di Maria Lucia Baire, Assessore della Pubblica Istruzione e dei Beni Culturali della Regione Autonoma della Sardegna (Cagliari, 13 aprile 2010).Continua a leggere →

Mannigos de Memoria: il grano fantasticheria, cibo per sa Limba sarda

Mannigos de memoria, corso di Filet, tramandare gesti e parole
Mannigos de memoria, corso di Filet, tramandare gesti e parole.

«Là dove si lascia che il colloquio si spenga, la cultura stessa ha cessato di esistere». Così il filosofo torinese Norberto Bobbio descriveva, nell’opera Invito al colloquio, l’approccio che, secondo lui, avrebbe dovuto animare le relazioni intercorrenti fra i moderni intellettuali al fine di raggiungere i migliori risultati possibili nei rispettivi percorsi di ricerca e di studio, oltre che di esistenza individuale. Un’ottica che vede nella condivisione e nel confronto, oltre che uno stile di condotta, la base di un vero e proprio metodo, il quale dovrebbe ulteriormente conformarsi ad un secondo asserto, segnalato dallo stesso pensatore nella medesima opera: «Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dubbi, non già di raccogliere certezze». Tali massime di scienza possono essere uno spunto per affrontare una riflessione e rilanciare il dibattito che qualche mese ha riguardato i cosiddetti «Mannigos de memoria», il noto progetto della FASI volto all’archiviazione di interviste in Limba al fine di promuovere, studiare e conservare la Lingua Sarda nel mondo dell’emigrazione, nonché le testimonianze di storie di vita dei numerosi sardi che hanno lasciato nel corso degli anni l’Isola natia per piantare nuove radici in terre più o meno lontane.Continua a leggere →

Identità, miti di fondazione, legenda e leggende

Oropa, particolare dell'ancona di rame argentato che decorava l'antico sacello eusebiano
Oropa, particolare dell'ancona di rame argentato che decorava l'antico sacello eusebiano.

Scegliere santi e patroni per un territorio significa definire l’identità e la storia di luoghi ed abitanti: la devozione per i santi e per i beati, infatti, esprime l’anima della popolazione locale, il suo coinvolgimento emotivo; al culto dei patroni si è spesso ispirata la stessa topografia e l’onomastica locale, nelle quali si è manifestato il permanere del riguardo per un determinato soggetto come in Valle d’Aosta e nelle zone montane dell’Italia Nord Occidentale per i Santi Grato ed Orso e nel Piemonte orientale per la figura di Sant’Eusebio patrono della stessa regione.
La figura di Eusebio è così importante per le genti del suo tempo tanto da essere associata a località come, per esempio, la “Piana di Sant’Eusebio”. Il suo nome è presente, oltre che nella toponomastica – piazze, strade, vie, vicoli, sentieri della vasta regione subalpina affidata alla sua evangelizzazione – nei cognomi biellesi: Eusebias, d’Eusebio, Eusebio, Deusebis, Eusebione, Eusebietto, per oltre trenta patronimi.
Oggi, nel tempo presente, a distanza di oltre 1650 anni, a molte persone residenti negli antichi territori divenuti cristiani attraverso la sua parola, viene imposto ancora il nome “Eusebio”.
Per quanto concerne la devozione mariana, in particolare, a Torino emerge la figura della Consolata, la cui icona sarebbe stata donata a Massimo, primo Vescovo di Torino, proprio da Sant’Eusebio, mentre Regina della fede nel territorio Biellese risulta essere la Madonna nera venerata presso il Santuario Eusebiano Alpino di Santa Maria di Oropa.Continua a leggere →

Statuta Comunis Bugelle: l’attenzione per l’identità nel Medioevo

Arrivo ad Oropa delle reliquie di Sant'Eusebio da Cagliari
Arrivo ad Oropa delle reliquie di Sant'Eusebio da Cagliari (1969) - fotografia di Luigi Mello.

Venerdì 16 Aprile scorso è stato presentato a Biella, presso il locale Museo del Territorio, il volume a cura di Patrizia Cancian, Statuta Comunis Bugelle – Statuti del Comune di Biella, edito dal Centro Studi Piemontesi di Torino al termine del 2009, pregevole opera stampata con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, nella quale è pubblicata, per la prima volta con testo italiano a fronte, la raccolta di norme medioevali dell’antica città piemontese. Un’occasione di cultura che offre l’opportunità per approfondire lo studio della locale storia plurisecolare di uomini, società e luoghi abitati all’ombra delle Alpi in un’ottica di vivace comparazione tra passato, presente e futuro1.
Come prima si è fatto cenno, gli statuti non sono altro che raccolte di regolamenti o insiemi di leggi, stabilite per lo più da un’autorità competente in qualsiasi ambito istituzionale, sia statuale, sia governativo, sia in contesti relativi alle cosiddette arti di mestieri o confraternite a carattere para-religioso. Usualmente il termine tecnico statuta individua quei testi legislativi assai articolati e talora disorganici, capaci di disciplinare, a livello locale e contestualmente, aspetti organizzativi, privatistici e inerenti l’amministrazione della giustizia unitamente alla previsione delle connesse conseguenze pecuniarie e penali. Durante il Basso Medioevo essi hanno costituito sul luogo di emanazione una sostanziale integrazione e specificazione allo ius commune di matrice romano-giustinianea, in stretta relazione alla necessità di fornire e di garantire risposte adeguate alle esigenze locali dell’epoca2.Continua a leggere →

  1. Cfr. la Presentazione al libro di L.Squillario, p. VI, nonché la seguente Introduzione di G.S.Pene Vidari, p. XIII. []
  2. Cfr., G.S.Pene Vidari, cit., pp. XVIII-XXII. []