Arte antica che si nutre del bene più prezioso: il tempo

CivettaOsservare il lavoro del tempo sulla natura, percepire il trascorrere delle stagioni attraverso la variazione costante dei colori e delle forme degli alberi e delle foglie, immergersi in un mondo dai ritmi lenti, fino a che il cuore si calma ed entra in risonanza con esso.
Non si può dipingere la natura se non si comprende che essa è dentro di noi prima ancora che fuori, non si può cogliere il fremito di un’ala spaventata in un bosco innevato se non si è capaci di farsi parte di quel bosco e trasformare il proprio respiro nel soffio di vento che dà spinta al volo.
Non ci si stupisce di fronte alla bellezza se si è capito che essa ci circonda in attesa di essere ammirata.
Andrea Quaregna, classe 1970, biellese d’origine e pollonese per scelta, ha saputo cogliere, nei suoi quadri, il legame forte e profondo che unisce l’uomo alla natura, riscoprendo in se stesso prima di tutto la capacità di osservare.
Arte antica che si nutre del bene oggi più prezioso, il tempo, l’osservazione presuppone saldezza interiore, affinché il mistero della fragilità della bellezza non ci confonda, e capacità di affrontare le proprie paure, per sanarle attraverso l’arte.
Osservare, amare, alleggerire: sono i verbi di cui si nutre l’arte di Quaregna che, nobilitando la grezza juta, è divenuto poeta di un’arte povera che ha fatto propria.
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Dallo spirito animale, alla curiosità animalesca

Anche gli uccelli volano in alto, ma tornano a terra per nidificare e vivere – amplificare il nostro linguaggio con la loro presenza e le loro abitudini.

AironeIl dottor Battista Saiu mi ha consegnato una lista di animali da esaminare e possibilmente commentare. Ma alcuni di questi volatili nemmeno li conosco, come non conoscevo i loro nomi in sardo, per non parlare di quello scientifico. Una lettura difficile e misteriosa. Che cosa dovevo fare? Allora mi sono avventurato in un’indagine etimologica e semantica (una mia antica passione maniacale, purtroppo interrotta da alcuni lustri per mancanza di tempo: la vita condizionata da troppi impegni).
Approfittando di qualche momento disponibile, ho cominciato a rispolverare vecchi volumi ammassati nella mia biblioteca e a sfogliare pagine ormai desuete. La compiutezza è rara, infatti non tutto è stato reperito. Ma la sorpresa sostanziale è stata quella di avere scoperto che circa 2000 anni fa alcuni autori latini conoscevano già questi animali e li citavano nelle loro opere. Una bella soddisfazione. “Nulla die sine linea“, diceva qualche nostro antenato. Nessun giorno senza un piccolo progresso. C’è sempre da imparare. Il nostro idioma ricomincia così a suscitare molto interesse: riemerge come attrazione fatale. E poi, con lo sfiorire dell’età, la ricerca, anche se solo curiosa, è vantaggiosa: impegna molto la memoria che altrimenti “minuitur nisi ea exerceatur“. Certo si scende dallo “spirito animale” (Dante, Vita nuova) alla curiosità animalesca. Ma anche così la senilità diventa vitalità.
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Nenneres, oltre le proprie mura di casa

Donare implica condividere, non tenere solo per sédare, donare, mettere a disposizione degli altri, con generosità, le ricchezze possedute – solo con un’attenzione oltre le proprie mura di casa è possibile vivere ed appartenere alla comunità

Nuraghe Chervu, benedizione con il granoIl chicco di grano è uno dei simboli più presenti e pregnanti nella storia delle religioni e delle società. Esso richiama il ciclo della vita, la fertilità della terra ed il cibo, in quanto elemento base per la produzione alimentare. Per queste sue caratteristiche è stato utilizzato iconograficamente in vari culti pre-cristiani di matrice agro-pastorale1 e, non a caso, si ritrova anche all’interno della Bibbia, nel Nuovo Testamento. Il Vangelo di Giovanni, infatti, al Cap. XII, 24-25, propone a riguardo le seguenti parole: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna».
Il passo neo-testamentario introduce il lettore al tema della sequela di Cristo ed, in particolare, all’azione di donare. A tale proposito nel dizionario Devoto-Oli2 è reperibile al lemma “Donare” il seguente significato ordinario: “dare con assoluta spontaneità, liberalità, disinteresse; rifl. attendere con amore e con impegno a qualcosa, dedicarsi“. L’azione indicata dal citato verbo si sostanzia nel passaggio di proprietà di un bene da un soggetto ad un altro senza una compensazione necessariamente diretta di natura commerciale.
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  1. Cfr. J.Chevalier e A.Gheerbrant, Dizionario dei simboli, BUR, Milano, 2008, voce “grano“ []
  2. Cfr. G.Devoto e G.C.Oli, Il dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze, 1990 []

Nenneres, chicco di grano, caduto in terra, muore e dà frutto

14 marzo, domenica di Laetare – ore 16.30, Santa Messa ad Oropa – Deus ti salvet Maria e i Gosos, lodi a Maria in lingua sarda – 1.000 sacchetti di grano distribuiti nelle Parrocchie della Diocesi di Biella – istruzioni per la semina – testi e preghiere del Cappellano di Su Nuraghe don Ferdinando Gallu

Oropa, nenneresUn modo un po’ diverso, ma attivo, interessante, di prepararsi alla festa di Pasqua?
È il germoglio di grano da portare alla chiesa la sera del Giovedì Santo.
Come fare: metti il grano in un bicchiere o in una scodella e versa acqua fino a coprire tutti i chicchi.
Il giorno dopo, prendi un colino o un colapasta e cola i chicchi di grano; mettili poi dentro un piatto.
Copri il piatto con una scatola, in modo che non prenda luce.
Dal terzo giorno in poi: controlla la crescita del grano e, se necessario, con lo spruzzino mantienilo umido (non sommerso dall’acqua, perché ammuffirebbe).
Il pomeriggio del Giovedì Santo porta in parrocchia il piatto con il grano germogliato, servirà per ornare l’altare in cui si conserva la Santa Eucaristia, il Corpo del Signore Gesù Cristo.
Il Sabato Santo ritira il piatto e metti i germogli di grano nella terra del tuo giardino, vedrai che crescerà e farà delle belle spighe.Continua a leggere →

Feminas, manifestazioni di identità nella vita del presente

Gruppo di donneSabato 6 marzo, alle ore 21, è stata inaugurata la Mostra fotografica Feminas, Piemonte fiorito. I fiori dell’inverno, allestita nei saloni della Biblioteca del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella.
Andrea Del Mastro Delle Vedove, Assessore alla Cultura della Città di Biella, unitamente a Davide Eugenio Zappalà, consigliere di maggioranza della Provincia di Biella, hanno portato i saluti delle rispettive Amministrazioni. Ufficialmente, in fascia tricolore, Mirko Rosso, Sindaco del Comune di Maglione, Torino, ha inaugurato la rassegna.
Alcune fotografie riguardano proprio Maglione, comune cerniera tra le Province di Biella, Vercelli e Torino, ultima propaggine biellese in territorio canavese. In occasione della festa patronale di San Maurizio, a Maglione, nell’arco di tre giornate si snodano diverse processioni con le “matarille”, giovani ragazze che portano sul capo composizioni floreali alte oltre un metro. Al loro fianco altrettanti giovani armati di alabarde avvolte in grandi mazzi di fiori da cui discendono cascate di nastri multicolori.
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