Identità tra pregiudizio ed accoglienza dell’altro – lo stereotipo del banditismo sardo ha radici lontane – per la cultura dei pastori sardi, la giustizia era un valore più importante del pane quotidiano

Nei giorni scorsi i mass-media nazionali hanno annunciato nelle pagine di cronaca nera l’attribuzione di un efferata condotta criminale ad un noto individuo, dalla non certo limpida fedina penale, in quel di Olbia; in quasi ironica contemporaneità, nella sezione spettacoli e cultura, è stata data notizia della morte di un celebre giudice dalla carriera pubblica e televisiva sfolgoranti. Ovvie ed eque la stigma e la condanna per chi si rende autore di gravi reati; legittimi ed opportuni gli onori tributati e l’indicazione ad esempio di coloro che, nel corso della loro vita, hanno condotto un encomiabile esistenza al servizio della collettività, specie in un’epoca di crisi sociale e culturale come l’attuale. In queste notizie, tuttavia, si è assistito anche alla propugnazione di alcuni aspetti peculiari: nel primo caso, infatti, si è dato rilievo ad un epiteto identificativo, il bandito sardo; nel secondo caso, invece, l’esemplarità del soggetto non ha dato luogo all’evidenziazione dell’origine isolana, sebbene il noto magistrato fosse originario di Ghilarza (OR), centro abitato posto al centro della Sardegna. Tali elementi identitari citati, proprio in quanto trasmessi al grande pubblico, forniscono l’opportunità per alcune riflessioni.Continua a leggere →