Innumerevoli specialità dolciarie di Sardegna

Partecipanti alla serata Sapori di SardegnaSabato 7 novembre, partecipatissima serata al Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella per i “Sapori di Sardegna”, l’appuntamento mensile durante il quale vengono presentate alcune varianti delle innumerevoli specialità dolciarie della grande Isola.
Artefice della serata è stata Sebastiana Nurra Deiana che ha proposto “Sos papassinos puttumajoresos“, dolci tipici della tradizione isolana, preparati in occasione della ricorrenza dei morti.
La Festa, diffusa in un territorio assai vasto che comprende l’Europa, l’Asia Minore e l’Asia Centrale, è ancora attiva e ricca di significati che rimandano alla “speranza della resurrezione” attraverso l’osservazione della ciclicità delle stagioni.
Nella torma di bambini e di ragazzi che questuano i papassinos, cantando versi beneaugurali, è stata riconosciuta una raffigurazione delle schiere dei “morti che ritornano a portare messaggi di speranza”: segni di rinascita leggibili nei mille “diavolini”, i granelli di zucchero colorato che decorano la candida glassa dei papassinos; forma di losanga ed elementi cromatici che sembrerebbero rinviare alle tombe e al loro “rifiorire”.Continua a leggere →

Una Sardegna inventata, descritta come vera

Si è tenuto venerdì 6 novembre, a Biella, l’annunciato appuntamento con i libri per conoscere la Sardegna attraverso scrittori sardi contemporanei.
Un pubblico attento ha seguito con interesse la presentazione delle opere di Marcello Fois tenuta dal prof. Roberto Perinu.
All’ingresso, la Libreria Giovannacci di Biella ha allestito una postazione con alcune opere di Fois tra cui “Stirpe”, edito da Einaudi (2009).
Presso la Biblioteca Su Nuraghe sono disponibili i seguenti titoli: Dura madre; Sempre caro; L’altro mondo; possono essere richiesti direttamente (Biagio Picciau: 3934941503).
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Fiori a Nuraghe Chervu, solennità di un gesto semplice

area monumentale di Nuraghe Chervu a BiellaBiella, mercoledì 4 novembre – La ricorrenza della fine della Grande Guerra è stata celebrata dalle massime Autorità locali con alloro e con fiori che nel cromatismo rimandano al Tricolore.
In alcuni casi, i segni dell’ufficialità sono stati integrati da fiori “fuori ordinanza” deposti da mani pietose: gesti semplici e solenni ad un tempo, come quelli riservati alle persone care.
Fiori comuni sono stati deposti vicino a lapidi e monumenti per onorare nomi e fatti scolpiti sulla pietra; un modo popolare che porta al presente la memoria, la testimonianza con la vita, l’umanità dei Caduti.
Così è stato a Nuraghe Chervu, il monumento eretto e inaugurato nel 2008 a Biella nel 90° Anniversario della fine del Primo Conflitto Mondiale: anche qui, semplici fiori bianchi e rossi sono stati deposti “in ricordo dei 523 Giovani Biellesi e dei 13.602 Figli di Sardegna Caduti per l’Unità d’Italia“.
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Contributo alla tradizione locale nella variante isolana

Papassinos sardi e “dolcetto o scherzetto?”: i dolci della questua dei morti, compresa tra i due equinozi, non oltre quello di primavera – castagne e vino piemontesi per il tavolo dei morti – mille varianti di antichissime tradizioni attestate in Europa, in Asia Minore e in Asia centrale.

Sebastiana Nurra DeianaSabato 7 novembre, alle ore 21, al Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, è in calendario un nuovo dolce appuntamento.
Artefice della serata sarà Sebastiana Nurra Deiana, che presenterà “Sos papassinos puttumajoresos“, dolci tipici della tradizione isolana, preparati in occasione della ricorrenza dei morti, quando, secondo tradizioni antichissime, in un’area vastissima comprendente parte dell’Europa, dell’Asia Minore e dell’Asia centrale, torme di bambini e di ragazzi usavano recarsi di casa in casa, cantando filastrocche, elemosinando dolci e piccole somme di denaro.
In Sardegna, da sempre, i dolci da offrire ai questuanti sono sos papassinos, esposti su un’apposita tavola imbandita, sa banca de sos mortos, “il tavolo dei morti”, apparecchiata al tramonto del primo novembre.
È una consuetudine ancora attiva anche in Piemonte nella variante delle ballotte, castagne cotte con sale e foglie di alloro, accompagnate da un bicchiere di vino rosso.
Nei due versanti delle Alpi, la questua, a volte differita nel tempo, viene praticata in uno spazio temporale compreso tra i due equinozi, ma mai oltre quello di primavera.
In alcune località del Verbano-Cusio-Ossola, è possibile assistere all’incanto dei morti, a cui gli abitanti partecipano con l’offerta di zucche, di castagne, di patate e di altri prodotti della terra e dell’artigianato locale.
Nel Biellese, fino a una decina di anni fa, i bambini di Pralungo, travestiti da femmina, elemosinavano cantando in falsetto.Continua a leggere →

Per essere moderni bisogna essere davvero antichi

Venerdì 6 novembre, alle ore 21, nelle sale di via Galileo Galilei, 11, a Biella, nuovo appuntamento con i libri.

locandinaSarà il Prof. Roberto Perinu a presentare nelle sale di Su Nuraghe le opere di Marcello Fois che, con il romanzo “Stirpe” (Einaudi 2009), “squaderna il Novecento con una forza poetica e infallibile“.
Si tratta di un libro che – in un solo sguardo – abbraccia storie piccole e grandi, avvolte nella luce calda dei ricordi dell’infanzia, velata dalle ombre fitte dell’età adulta.
Marcello Fois, uno dei pochi scrittori italiani contemporanei conosciuto fuori dall’Italia, che ha ampiamente utilizzato nelle sue opere la lingua materna, con Stirpe sceglie di ridurre l’uso della lingua sarda nel suo narrare: “C’è stato un momento in cui era importante scrivere con un corposo ricorso alla limba – afferma – serviva ad attestare un momento di autocoscienza e a testimoniare il tentativo, anche in narrativa, di superare il sentimento di vergogna che da sempre segue come un’ombra i sardi“.
Un senso di inferiorità che in maniera più o meno forte accomuna alcuni popoli “minori”. “Ora – prosegue Fois – bisogna andare oltre, non farsi imprigionare in quello che altrimenti diventerebbe un manierismo provinciale“.
In Stirpe, lo scrittore sceglie di raccontare la storia dei Chironi, ambientata nella Nuoro fine Ottocento, con protagonista una famiglia nuorese possidente: signori della terra e delle bestie.
Mantiene in secondo piano, quasi come sfondo, l’ambiente agropastorale, soffermandosi sui “traumi e gli entusiasmi della prima vita in Sardegna nel contesto urbano“, preferendo osservare con occhio disincantato quello che oggi siamo. L’Autore parte da un passato necessario, accettandone le sciagure, poiché “Per essere moderni bisogna essere davvero antichi“, ricordando, infine, che “non c’è genia, da che mondo è mondo, che sia nata forte e invincibile se nutrita di lacrime“.Continua a leggere →