Corso di filet, tecnica e segni di antiche comuni radici

Presso il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella è possibile iscriversi al “Corso di filet”, per conoscere, imparare e tramandare l’antica tecnica di lavorazione artistica di canovacci a forma di rete che rimanda al mondo dei pescatori.
Pizzi e ricami nei motivi a filet sono giunti fino a noi nella biancheria dotale, curiosamente presenti nei corredi di molte chiese sarde e biellesi. Disegni, molto vari, realizzati con identica tecnica, che Su Nuraghe intende contribuire a tramandare.

zia Antonietta SotgiuIl filet, una tecnica di lavorazione conosciuta in Francia, ampiamente diffusa nel continente europeo, ha avuto importanti centri nell’Italia continentale e in Sicilia. In Sardegna ha il suo principale centro nella Città di Bosa.
La conoscenza antica di questa tecnica di intreccio è testimoniata negli affreschi che decorano il Castello dei Malaspina, innalzato nel XII secolo sul Colle di Serravalle per controllare la foce del Temo – unico fiume navigabile della Sardegna – e l’accesso dal mare.
Quel mare, sempre insidioso per i Sardi, veniva protetto da fortificazioni, chiese, torri e santi. Infatti, alla destra del corso d’acqua sorge l’antica chiesa foranea di San Bachisio, reintitolata, nel corso delle ultime grandi pestilenze, ai Santi Cosma e Damiano, rifugio popolare durante le frequenti invasioni.
Sull’Isola Rossa, prospiciente la grande spiaggia di Bosa Marina, una grande torre, edificata dagli Spagnoli nella seconda metà del Cinquecento, è l’imponente avamposto contro le invasioni barbaresche.
Ultime in ordine di tempo, le costruzioni difensive militari in cemento armato realizzate durante la Seconda Guerra Mondiale.
Anche sulle reti dei pescatori, tuffate nelle pericolose acque del mare, venivano messi segni per invocare protezione e garantire l’abbondanza del pescato: ricami a forma di croce, di stella o di fiore. Elementi decorativi che “esplodono” nei pizzi realizzati dalle donne bosane: reti votive, benaugurali, una sorta di magismo popolare per garantire il rientro incolume dal mare.Continua a leggere →

Una Sardegna ricca di natura, pulsante di vita e di storia

Maria Cristina CoccoA rubarti il cuore non sono solo le classiche mete di vacanza piene di turisti, ma le meraviglie che scopri ad ogni angolo, i posti “normali”, lontano dalle guide turistiche. È lì, fra le maestose dune accumulate da forti venti di maestrale, il mare limpido e cristallino, il paesaggio che si modifica ad ogni curva, che la Sardegna ti fa innamorare.

Sabato 24 ottobre, alle ore 21, si è tenuto a Biella, nelle sale di via Galileo Galilei, 11 il nuovo appuntamento con “Su Nuraghe Film“, lezioni di cinema “per conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore”, con la proiezione di “Sardegna Isola parco”, un documentario del giovane regista cagliaritano Davide Mocci.
Il cortometraggio è stato presentato da Maria Cristina Cocco, sarda-biellese che ha illustrato alcuni aspetti della sua Terra di origine: la Sardegna.
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Profumi mediterranei e crostoni di polenta fumante

Sabato 31 ottobre, alle ore 20, nei saloni del Circolo Su Nuraghe, in via Galilei, 11, a Biella, verrà servita una cena a base di cinghiale; un momento conviviale caratterizzato da specialità di stagione, cucinate secondo ricette della tradizione.
Il cibo, un aspetto della cultura materiale effimera, sarà protagonista nell’incontro conviviale d’autunno in cui l’ingrediente principale sarà il cinghiale, “cugino” selvatico del maiale, animali rispettivamente connessi con la civiltà della caccia e con quella contadina.
Se la sorte del primo è segnata dalla stagione venatoria appena incominciata, quella del secondo avrà il momento sacrificale tra la fine di novembre e gennaio, durante il periodo più freddo dell’anno.
Animale fondamentale nella tradizionale economia domestica di sussistenza, l’immagine del maiale è presente nell’iconografia del sacro associata alla figura di Antonio, il santo eremita del IV secolo, popolarmente conosciuto come il santo del “maialino”, la cui festa liturgica viene celebrata il 17 gennaio.
I prodotti di entrambi gli animali vengono conservati, cucinati e serviti secondo ricette simili, tramandate in diverse varianti a seconda dei luoghi e della disponibilità di ingredienti.
A Su Nuraghe di Biella, la carne di cinghiale verrà proposta nel ragù per accompagnare pennette di pasta e nello spezzatino, aromatizzato da profumi mediterranei, associato a crostoni di polenta fumante.
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Su Nuraghe film, tra meraviglie naturali e creazioni dell’uomo

locandinaSabato 24 ottobre, alle ore 21, nelle sale di via Galileo Galilei, 11 a Biella, nuovo appuntamento con “Su Nuraghe Film“, le lezioni di cinema “per conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore”. In cartellone “Sardegna Isola parco”, un documentario del giovane regista cagliaritano Davide Mocci.
Il cortometraggio sarà presentato da Maria Cristina Cocco, sarda-biellese che illustrerà alcuni aspetti della sua Isola di origine: la Sardegna. Come di consueto, anche per l’edizione autunnale 2009, le opere saranno proposte da Sardi di seconda e di terza generazione, uomini e donne nati lontano dalla loro Terra.
Il documentario mostra alcune suggestive località dell’Isola, tra meraviglie naturali ed antichissime creazioni dell’uomo.
Il Parco del Gennargentu, colto durante la stagione primaverile e nel corso del freddo inverno imbiancato dalle abbondanti nevicate; il maestoso canyon di su Gorroppu con le sue alte pareti rocciose; la gola di Tiscali con il suo villaggio nuragico.
L’autore esplora caratteristici tratti costieri tra i più belli del Mediterraneo: le cale e i fondali marini; le grotte sul mare come quelle di Nettuno ad Alghero.
Il documentario prosegue alla scoperta del parco del Montiferru-Sinis, dell’antica città di Tharros, del Museo della Tecnologia Contadina a Santulussurgiu e delle numerose lagune del Sinis, ricchissime di avifauna.
Il silenzioso quasi irreale parco della Giara di Gesturi, i meravigliosi scenari naturali e i cavallini selvatici sardi, gli ultimi presenti nel Continente Europeo, fanno da chiusura al documentario.Continua a leggere →

Accabadora, ultima madre, universalità di modelli tradizionali

Un solo personaggio per accompagnare i momenti di accesso e di uscita dalla vita: s’accabadora, l’ultima madre, levatrice vestita di bianco per aiutare a nascere e di nero nel momento del trapasso. Accenni all’antica ruota degli esposti di Biella e a quella attuale operante presso l’ospedale cittadino: in due anni quattro neonati abbandonati. Presenti facilitatori per l’elaborazione del lutto del Fondo “Edo Tempia”, il centro per la prevenzione dei tumori di Biella.

aniciniVenerdì 16 ottobre, alle ore 21, nelle sale del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella, Piero Pinna ha presentato “Accabadora“, libro di Michela Murgia.
Dopo il breve saluto di Battista Saiu, Presidente dell’Associazione dei Sardi di Biella, Biagio Picciau, Direttore della Biblioteca di Su Nuraghe, ha letto alcuni brani tratti da “Accabadora” e alcuni passi tratti dalle ultime pagine del romanzo.
Come in antiche veglie, è stato un incontro in famiglia, in un certo senso intimo, secondo usanze e modelli universali che rimandano al tepore delle stalle del Piemonte contadino o al fresco delle sere nella Sardegna assolata, seduti sull’uscio di casa, riuniti ad ascoltare e meditare.
Contos de foghile, “racconti del focolare” postmoderni, potremmo dire, per cercare di ricomporre l’infranto di una società individualista che sempre più difficilmente mette in relazione persone. Anche il primo freddo di stagione, attenuato dal soffio dei caloriferi appena avviati, ha favorito – ricreandolo – l’ambiente raccolto e sereno di amicizia solidale che caratterizza quest’angolo di Sardegna.
Magistralmente, Piero Pinna ha presentato l’opera di Michela Murgia, catturando l’attenzione del pubblico per tutto il tempo della sua esposizione. Ha parlato di fillus de anima, figli dati in adozione, comparando l’opera delle giovane scrittrice sarda con “La chimera” di Sebastiano Vassalli (Einaudi 1990), mettendo in luce l’universalità di modelli tradizionali nell’allevare gli orfani, così come nel portare a termine le fasi finali dell’esistenza umana.
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