Venerdì Santo, 2 aprile, alle ore 20.30, Via Crucis a Pettinengo; partenza da via Carmine Sollazzo/via Tullio Gavasso. Alla prima e all’ultima stazione verrà intonato il Miserere, il Salmo 50, cantato a cuncordu dalle voci di Su Nuraghe e da cantori provenienti da Cori locali: Valle Elvo, Burcina e Monte Mucrone. Preghiera e melodia per il compianto di Cristo morto. Tappa finale davanti alla chiesa di San Grato in frazione Gurgo.
Nel Biellese, nei primi anni del XVIII secolo, un centinaio di confraternite animavano i riti della Settimana Santa. Al canto del Miserere diverse processioni muovevano da una chiesa all’altra portando sacri simulacri, rappresentazione statica di momenti della Passione.
Una sensibilità popolare attestata sui muri del Biellese dalla dozzina di affreschi superstiti che rappresentano la Sindone.
Prossima a Torino l’ostensione del Sacro Lenzuolo in coincidenza temporale con l’appuntamento quinquennale della “Passione di Sordevolo”. A Graglia e in poche altre parrocchie, il canto penitenziale ritma ancora la processione del Venerdì Santo.
Contributo della Comunità sarda biellese al mantenimento di antiche comuni radici.
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La Passio Christi tra Biellese e Sardegna
- Cfr., O.Clement, Le feste cristiane, Qiqajon – Comunità di Bose, Magnano, 2000, pp. 47-53; L.Coco, Piccolo lessico della modernità, Qiqajon – Comunità di Bose, Magnano, 2009, p. 26. [↩]
- Cfr., A.Cattabiani, Lunario, Mondadori, Milano, 2002, pp. 113-119; A.Cattabiani, Calendario, Mondadori, Milano, 2008, pp. 189-193. Nonché F.S.Ruiu e G.Concu, I riti della Settimana Santa in Sardegna, Imago, Nuoro, 2007. [↩]
- Cfr., A. Tagliapietra, Il velo di Alcesti, Feltrinelli, Milano, 1997, pp. 37 e ss. [↩]
Palme e dolci sardi, segni vegetali e alimentari della festa
Nella sezione fotografias alcune immagini della giornata in preparazione della Pasqua
Sabato 27 marzo, nel cortile del vescovado di Biella, le massime Autorità ecclesiastiche della Diocesi hanno accolto la nutrita delegazione della Comunità sarda di Biella per l’omaggio delle palme filadas, artisticamente intrecciate.
Brevi parole di saluto e consegna delle palme al Vescovo mons. Gabriele Mana, al Vescovo emerito mons. Massimo Giustetti e alle altre autorità presenti. Successivamente, nelle mani del canonico Lorenzo Viola sono state consegnate le palme per le infaticabili suore sarde di San Giuseppe di Oristano che prestano il loro servizio presso la clinica “Vialarda” di Biella. In vescovado era presente anche suor Maria Assunta, al secolo Licia Serra, di Musei (Cagliari), Madre Superiora della Piccola Casa della Divina Provvidenza di Biella.
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I sapori della sapienza

Il comportamento alimentare, più di ogni altro aspetto culturale, è un rivelatore di identità e, nella specie di quella umana: diversamente da ogni altro essere vivente del pianeta, infatti, l’uomo modifica e lavora il cibo prima di consumarlo. Il pane, per esempio, è una vera e propria invenzione, ove il grano viene convertito in alimento attraverso un processo di trasformazione che, al contempo, si attesta a simbolo di civiltà e ad elemento identificativo della specie umana1. Tra le varie tecniche di variazione degli alimenti, perciò, si evidenzia quella che richiama il mito di Prometeo, ossia quella del fuoco e, quindi, la cottura, sorta di alchimia nella quale quanto è crudo si evolve in pietanza: di fatto la cucina si colloca, così, come luogo di metamorfosi nella quale si combinano insieme elementi che nascono separati e distinti, ossia uno spazio nel quale ha modo di manifestarsi un’arte caratterizzata, in un certo modo, dal fatto di rendere reale quanto prima non lo era2.
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- Cfr., C.Augias, Dal pane alle polpette, così l’uomo inventò i cibi, in Il Venerdì di Repubblica, n. 1147, 12 marzo 2010, p. 129; B.Saiu, Non di solo pane, in Aa.Vv., Parla come mangi. Il cibo dell’altro, Centro Territoriale Permanente per l’Educazione degli Adulti, Biella, 2006, pp. 8-10 [↩]
- Cfr., R.A.Alves, La cucina come parabola, Qiqajon – Comunità di Bose, Magnano, 1996, pp. 8-10; C.Augias, cit., p. 129; B.Saiu, cit., pp. 8-10 [↩]
Terzu atobiu, su Sardu teniri totu pari dignirari
Eusu comenciau chistionendi de su Cunsigliu provinciali de Casteddu chi ari votau a tot’homini – manca e dereta – is regulas po scriri sa lingua campidanesa. Paricis situs internet sardus portanta a conoscientzia sa decisioni itorica. Su bellu de custu acordu esti ca no si riconosciri una lingua artificiali, costruia a tavolinu de is istudiosusu, ma de sa lingua bia, de sa fueddada de su logu, de su conottu de seculus e seculus chi nosu sardus eusu portau ainantis. No si favoressiri nisciuna fueddara: su sardu teniri totu pari dignirari.
Sa Provintzia de Casteddu disponiri ca de mou innantis, candu du riteniri necessariu ara pubblicai in lingua campidanesa atus, avvisus, documentus; si impegnara a oberri unu sportellu de sa lingua; ordinara a is ufficiusu cumpetentisi de disponi s’introdutzioni de sa lingua in is iscolas.
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