Presso il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella è possibile iscriversi al “Corso di filet”, per conoscere, imparare e tramandare l’antica tecnica di lavorazione artistica di canovacci a forma di rete che rimanda al mondo dei pescatori.
Pizzi e ricami nei motivi a filet sono giunti fino a noi nella biancheria dotale, curiosamente presenti nei corredi di molte chiese sarde e biellesi. Disegni, molto vari, realizzati con identica tecnica, che Su Nuraghe intende contribuire a tramandare.
Il filet, una tecnica di lavorazione conosciuta in Francia, ampiamente diffusa nel continente europeo, ha avuto importanti centri nell’Italia continentale e in Sicilia. In Sardegna ha il suo principale centro nella Città di Bosa.
La conoscenza antica di questa tecnica di intreccio è testimoniata negli affreschi che decorano il Castello dei Malaspina, innalzato nel XII secolo sul Colle di Serravalle per controllare la foce del Temo – unico fiume navigabile della Sardegna – e l’accesso dal mare.
Quel mare, sempre insidioso per i Sardi, veniva protetto da fortificazioni, chiese, torri e santi. Infatti, alla destra del corso d’acqua sorge l’antica chiesa foranea di San Bachisio, reintitolata, nel corso delle ultime grandi pestilenze, ai Santi Cosma e Damiano, rifugio popolare durante le frequenti invasioni.
Sull’Isola Rossa, prospiciente la grande spiaggia di Bosa Marina, una grande torre, edificata dagli Spagnoli nella seconda metà del Cinquecento, è l’imponente avamposto contro le invasioni barbaresche.
Ultime in ordine di tempo, le costruzioni difensive militari in cemento armato realizzate durante la Seconda Guerra Mondiale.
Anche sulle reti dei pescatori, tuffate nelle pericolose acque del mare, venivano messi segni per invocare protezione e garantire l’abbondanza del pescato: ricami a forma di croce, di stella o di fiore. Elementi decorativi che “esplodono” nei pizzi realizzati dalle donne bosane: reti votive, benaugurali, una sorta di magismo popolare per garantire il rientro incolume dal mare.Continua a leggere →