Le palme, come i rami d’ulivo, costituiscono l’immagine ricorrente della Domenica che precede sa Pasca de Abrile. Tale consuetudine trae origine nello stratificarsi di varie esperienze susseguitesi nel tempo.
Il Vangelo di Giovanni, al Cap. XII, 12-13, ricorda come la folla, con in mano rami di palma, fosse andata festante incontro a Cristo nel suo ingresso trionfante in Gerusalemme. Tuttavia l’elemento arboreo ivi citato è sempre stato considerato universalmente, sin da periodi anteriori dell’antichità, un simbolo di vittoria, di ascensione, di rigenerazione e di immortalità1: presso le popolazioni elleniche, infatti, la palma era detta phoînix, la fenice, esattamente come il mitico uccello in grado di rinascere dalle proprie ceneri; presso i latini, invece, la palma era ritenuta, per le sue foglie caratteristiche simili ai raggi di un astro, la pianta solare per eccellenza ed, in quanto tale, simbolo del mondo divino e splendente, l’emblema della Vittoria romana, la dea Palmaris2. Nel contesto cristiano, poi, ha assunto la funzione di prefigurare nell’episodio evangelico la Risurrezione di Gesù, assumendo, poi, significato analogo con riferimento ai martiri della fede3. Nella psicoanalisi moderna, da ultimo, ed, in particolare, nel pensiero di Jung, essa ha assunto il ruolo simbolico dell’anima4.
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Dalla Quaresima alla Pasqua
Lungo tutto il periodo compreso tra l’inizio della Quaresima e la Domenica di Pasqua si confezionavano numerosi pani cerimoniali, spesso con forme rievocanti momenti significativi della vita di Gesù (per esempio la resurrezione di Lazzaro), oggetti legati alla Crocefissione (la croce, la scala, la corona di spine), simboli cristiani (per esempio il pesce, la colomba).
All’inizio del periodo quaresimale, un tempo contrassegnato dalla osservanza di precise regole di penitenza e digiuno, in alcune località si preparava un pane non commestibile a forma di donnina con sette gambe: la pipìa de Carèsima (meglio conosciuta nella versione in carta), alla quale ogni settimana si staccava una gamba, conteggiando in tal modo, come in un calendario, il tempo che separava dalla Pasqua. La medesima funzione avevano anche dei pani a corona, con un numero di ingrossamenti che si riducevano di settimana in settimana.
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La Sardegna ha un cuore di pane
Non solo la cultura gastronomica, ma tutta intera la cultura della Sardegna viene alla ribalta attraverso il pane.
Il cibo diventa un sentimento geografico.
Non so se veramente la Svizzera abbia un cuore di cioccolato, ma di sicuro la Sardegna ha il cuore fatto del nostro pane artigianale tipico, si chiami Pane carasau o moddizosu, orzatu o cogoneddu.
Questa tipicità alimentare viene ormai riconosciuta dalla nuova sensibilità politica come un valore di cultura: è l’Europa di Maastricht a vegliare, insieme alle sapienti panificatrici, sul pane sardo.
Nel modello dell’alimentazione sardo-mediterranea il pane rappresenta la sacca di conservazione di una rigida procedura gastronomica che si è consolidata nei secoli.
Quelli fra noi che mangiarono da bambini il pane de domo, confezionato nel forno di casa, ne serbano la memoria gratificante, insieme alla relativa opposizione logica: pane de domo / pane de buttega che corrisponde alla coppia pane artigianale genuino / pane industriale.
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Pieno successo della solidarietà e della cucina isolana
Oltre trecento i commensali presenti al ventennale incontro ANFFAS organizzato dal Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe – Nella sezione fotografias alcune immagini della festa
Puntuale come l’arrivo astronomico delle stagioni, domenica 21 marzo, nei saloni ANFFAS di Gaglianico si è tenuto il pranzo di solidarietà negli accoglienti saloni della struttura che sorge alle porte di Biella. Per l’occasione, la grande sala da pranzo è stata decorata a festa con palloncini colorati e fiori coltivati nella Cascina Carrubi, il soggiorno agricolo di Salussola intitolato ai benefattori Mario e Marie Gianinetto, una struttura che abitualmente ospita una quindicina di persone non abili.
Gran pienone che, con grande anticipo, ha fatto registrare il tutto esaurito: oltre trecento i commensali presenti al ventennale incontro organizzato dal Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe. Per la festa annunciata, l’Associazione dei Sardi di Biella ha schierato i migliori cuochi chiamati a preparare il menù delle grandi occasioni: il Pranzo tipico sardo a base di maialini arrosto.Continua a leggere →
365 giorni ci separano da Giovedì 17 Marzo 2011
A Biella, al sorgere del sole, il Tricolore è stato issato sul pennone centrale dell’area monumentale di Nuraghe Chervu. Un gesto semplice, una cerimonia informale che segna la scansione temporale, il conto alla rovescia verso i 150 anni.
Da tempo, la Comunità dei Sardi di Biella ha iniziato a celebrare l’importante prossima scadenza con conferenze e mostre; altre rassegne espositive sono in calendario unitamente a pubblicazioni, convegni, giornate di studio, momenti di riflessione.
Diverse le iniziative in programma per evidenziare lo storico passaggio dal Regno di Sardegna al Regno d’Italia, tutte all’insegna di quell’Unità difficilmente conquistata e non sempre completamente accettata e voluta.
Le sei generazioni che ci separano dai Padri fondatori non sono state ancora sufficienti per una metabolizzazione armonica delle tante specificità di chi abita la terraferma, la penisola e le isole: popolazioni diverse e non differenti, tutte di medesimo rango! Ciascuna ha rinunciato, non sempre di buon grado e con grande sofferenza, a nome e territorio, al proprio particolare nella speranza di un futuro migliore.Continua a leggere →