Eusebio da Cagliari, Eusebio di Vercelli

Vissuto tra il 300 e il 371, è il primo Vescovo del Piemonte, il Padre nella fede di tutti i Cristiani che hanno vissuto e vivono nella vasta e fertile regione che si estende dalle Alpi al Ticino.

Mazza civicaNato in Sardegna e vissuto per decenni a Roma, visse tra gente ancora incerta tra cristianesimo e paganesimo, e fu anche lui lievito in questa massa (Roma aveva un milione di abitanti) che esitava davanti alla nuova mentalità cristiana. Imparò ad essere pastore mite, maestro nella Parola di Dio, animatore della carità.
Scelto dai Vercellesi e consacrato dal Papa loro Vescovo nel dicembre del 345, Eusebio fu padre della comunità cristiana, missionario nella città e nelle campagne, formatore di ottimi presbiteri nel Cenobio che fondò accanto alla cattedrale, maestro di Sacra Scrittura.
E questo mentre la povertà era grande.
Il fuoco devastatore dell’Arianesimo lo vide prima difensore della fede davanti all’imperatore Costanzo nel Sinodo di Milano (355), poi condannato all’esilio e torturato a Scitopoli, in Cappadocia e nella Tebaide.
Fu protagonista nell’immane lotta contro gli imperatori che volevano fare della Chiesa una loro provincia, e contro gli Ariani che volevano togliere a Gesù Cristo la divinità.
Poté tornare alla sua Vercelli nel 363, dopo un lungo viaggio fatto per far rinascere tra i Cristiani la fede e la Pace.Continua a leggere →

La mia Terra è nella mia mente, nel cuore, nel sangue

LocandinaSabato 13 marzo, alle ore 21, nelle sale di via Galiliei, 11, a Biella, nuovo appuntamento con Su Nuraghe Film, per la proiezione di Efis, Martiri Gloriosu, regia di Gianfranco Cabiddu. Si tratta di un cortometraggio prodotto dall’ISRE, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna (1999), durata: 93 minuti.
Come di consueto, anche questa pellicola verrà presenta da Sardi di seconda e terza generazione per conoscere la Sardegna attraverso il film d’autore.
Salirà in cattedra Marinella Solinas nata a Biella per caso, nel 1956, da Angelo e da Grazia Cuccuru, entrambi di Pozzomaggiore (Sassari).
Sant’Efisio a Cagliari, tra le maggiori feste tradizionali sarde, è forse la più radicata ed imponente processione europea. Basti pensare che per l’infiorata finale, davanti al Municipio di Cagliari, vengono impiegati quintali di petali di rose. Altro dato, la presenza di migliaia di Sardi in abiti tradizionali che sfilano per ore, alcuni per giorni, a piedi, per onorare e ringraziare il santo, liberatore dalla peste, protettore dell’Isola.
Da 343 anni ininterrottamente si rinnova il patto, con lo sciogliersi del voto solenne, tra il Santo e la sua città che a lui si appellò e gli fece voto, durante la pestilenza del 1656.
Cagliari e tutta la Sardegna si identificano con il loro Santo. Attesa per tutto l’anno, la festa di Sant’Efisio coniuga elementi essenziali della cultura sarda con aspetti e forme di religiosità e tradizione popolare, paralleli a quelli canonici, che veicolano ancora oggi contenuti tradizionali e motivi sempre nuovi, che la rendono uguale e diversa, anno dopo anno.Continua a leggere →

Quattro parole con Marinella Solinas…

Marinella SolinasCome mai affermi di essere nata a Biella per caso?
«È davvero un caso poiché mamma e papà, fin da piccoli erano vicini di casa in Pozzomaggiore, la guerra li ha divisi e ha cambiato gli eventi. Mamma è venuta in Piemonte da giovane ragazzina. Papà, non appena è finita la guerra, è tornato e si è sposato con mamma il 25 aprile 1953, giorno della Festa della Libertà, a Comignago, un paesino sul Lago Maggiore».
Trasferiti a Biella per stare vicino ad una sorella che già viveva a Vagliumina, frazione di Graglia, Marinella nasce in casa, a Cossila San Grato.
Ha una grande passione, il canto che condivide con la sorella Angela, di quattro anni più giovane e la mamma Grazia. Figlie di un cantautore, Anghelu, su cantadore, conosciuto come voce di usignolo, «cosa potevamo fare – afferma – se non cantare tutti e quattro… sempre?».
Più di trentanni fa, durante i primi anni di vita del Circolo dei Sardi appena costituito a Biella, era Angelo ad allietare le serate cantnado i versi che lui stesso componeva. Grazia, ancora oggi, ama cantare in Limba, lo ha fatto durante la Serata dedicata a “Gavinu de Luna, portando un apprezzato e gradito contributo.
Una microstoria, certamente più lunga di queste poche righe «ma posso dire – afferma Marinella – che sono orgogliosa di essere Sarda e posso anche dire che la mia terra è nella mia mente, nel mio cuore oltre che nel mio sangue… sempre».Continua a leggere →

Torneo di carte, promuovere momenti di vita partecipata

Premiati del torneoArticolato in due serate – sabato 26 febbraio e martedì 2 marzo – il tradizionale Gran Torneo di Carte a scopa di Su Nuraghe 2010 ha proclamato i vincitori, premiandoli con medaglie e prodotto sardi in natura.
All’iniziativa che chiude il ciclo di attività caratteristiche della stagione invernale, sono stati invitati a partecipare anche Soci dei Circoli Acli ed Arci di Biella; una gara amichevole con lo scopo di rafforzare momenti di aggregazione tra le diverse realtà associative presenti sul territorio. Anche con l’organizzazione di iniziative semplici e popolari come il gioco delle carte, Su Nuraghe continua a promuovere sul territorio biellese momenti di vita partecipata attraverso la condivisione del tempo libero.
Il gioco delle carte può essere non solo un passatempo ma una vera e propria palestra di concentrazione e di socializzare; per fare amicizia, per conoscere e rispettare l’altro attraverso la simulazione della gara.
Martedì 2 febbraio, a fine serata, conclusa l’ultima sfida, i premi sono stati consegnati direttamente dal Presidente del Circolo Culturale Sardo; primi assoluti: Luigi Mattinelli e Cesare Desotgiu; secondo premio a Maurizio Coda Zabetta e a Francesco Cabras; il terzo e il quarto rispettivamente alle coppie: Luciano Atzei e Francesco Aramu; Franco Salza e Vincenzo Terlizzi.Continua a leggere →

Il Sardo, Lingua neolatina con tanti dialetti

Il Numero 5 dei Quaderni di Nuraghe Chervu dedicato a sa Limba – nuovo contributo dal Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella – promulgata dalla Regione Piemonte la Legge (7 aprile 2009, n.12) per la Promozione delle tradizioni culturali delle minoranze linguistiche storiche non autoctone presenti sul territorio regionale – un saggio del dott. Giuseppe Onnis

QuadernoIl Sardo deve considerarsi un dialetto o una lingua? Secondo M.L.Wagner, politicamente è un dialetto, riferito naturalmente all’italiano. Ma dal punto di vista linguistico la questione assume un altro aspetto. Il Sardo è un parlare romanzo arcaico con proprie spiccate caratteristiche che si rivelano in un lessico molto originale e in una morfologia e una sintassi molto differenti da quelle dei dialetti italiani.
La distinzione tra lingua e dialetto è difficile e arbitraria. Di solito la lingua corrisponde a una unità politica e culturale. Ma ci sono casi speciali. La Catalogna, per esempio, non è uno Stato, ma ha sviluppato una letteratura indipendente e originale rispetto al casigliano, cioè alla lingua spagnola; quindi il catalano viene considerato una lingua.
La Sardegna non è mai stata una Nazione indipendente, a prescindere dal periodo dei Giudicati, e non ha creato nei secoli una grande letteratura sua propria. Eppure anche il sardo è una lingua, perché ha connotati propri e non è confondibile con nessun altra e, come tale, viene considerata dai glottologi. Con qualche eccezione, come l’affermazione (inadeguata secondo Wagner) che si tratta di una “zona grigia” tra le lingue romanze orientali e occidentali (Lausberg), o una recente dichiarazione di un professore dell’Accademia della Crusca: «Il sardo è un guazzabuglio di dialetti». No, è una lingua con tanti dialetti, come l’italiano e le altre lingue neolatine. Forse il barone si sentiva ancora profondamente legato, nonostante tanti secoli di evoluzioni e innovazioni, ai tempi di Dante, dopo aver memorizzato una frase tagliente estrapolata dal De Vulgari Eloquentia, e rimasta intrappolata tra le scorie del suo buratto personale. È una battuta. Ma Dante in questo caso fa ridere, a parte gli errori del latino. «Sardos etiam qui non Latii sunt sed Latiis adsociandi esse videntur, eiciamus, quoniam soli sine proprio vulgari esse videntur, gramaticam tamquam simie homines imitantes; nam domus mea et dominus meus locuuntur» (libro I, capitolo 11°).
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