Pizza al circolo e pranzo di benficenza per l’ANFFAS

Pizza al circoloSabato 27 febbraio, partecipatissima serata per l’incontro conviviale Pizza al Circolo. Le tradizionali focacce che caratterizzano gli Italiani nel mondo, condite in mille varianti, sono state cotte nel forno a legna di Su Nuraghe.
Il manufatto, realizzato a regola d’arte nel 1986 da zio Agostino Angotzi, è uno dei quaranta forni a cupola, presenti perlopiù in case private, costruiti da muratori sardi. Si tratta di opere architettoniche “minori” che segnano e valorizzano il territorio della nostra Provincia.
Quello di sabato è stato un appuntamento conviviale che ha permesso di trascorrere serenamente una serata tra amici. Tra i presenti, alcuni esponenti di altre Associazioni biellesi con le quali si stanno organizzando manifestazioni comuni. Le attività dell’Associazione dei Sardi di Biella, nella molteplicità di interventi, da sempre, sono connesse con la realtà del territorio in cui opera.
La serata è stata possibile grazie alla proverbiale generosità dei soci che hanno voluto rendere particolarmente bella la festa preparando, a sorpresa, altri piatti raffinati, quali un’inattesa insalata di mare realizzata con prodotti freschissimi e alcune torte per rendere ancor più dolce il ricevimento.
Durante questo mese – domenica 21 marzo alle ore 13.00 – è in calendario un significativo appuntamento culinario: il tradizionale pranzo di beneficenza in favore dell’ANFFAS di Gaglianico.Continua a leggere →

Atobius po si conosciri mellus fueddendi sa Limba

Tenni allutu su foghiteddu e de du fai bessiri unu fogaroni – Sa chistioni de meras fueddus sardus chi beninti strupiausu – sa fregula sarda, pasta fatta in domu in sa xifedda cun s’abilirari de is manus de is feminas, diventat la fregola chi, in italianu, est atera cosa

FalòSu bintitresi de friargiu si seusu torraus agattai in su Circulu po mantenni sa promittencia chi esteusu fattu in su primu atobiu de gennarxu a si ingeniai a tenni allutu su foghiteddu e de du fai bessiri unu fogaroni. Est istettiu unu bellu spantu su biri ca custa borta fustusu meras de prusu e tottusu disigiosusu de pigai sa paraula po contai fattusu e historias noas e antigas calincunu nu ari accurtu a fueddai, aressi po sa borta chi benniri, speraus di essi sempri de prusu e deu seu de du crei giai chi is feminas de su circulu fainti manera de si ingustai preparendi po custasa occasionis drucitteddus sardus chi beni si accumpangianta cun sa “Ichnusa”, vernaccia e cannonau, … e tottu aggiurara.
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Feminas, Piemonte fiorito, i fiori dell’inverno

Bran di GiaglioneIn occasione della Festa della Donna 2010, sabato 6 marzo, alle ore 21, verrà inaugurata la Mostra fotografica Feminas, Piemonte fiorito, i fiori dell’inverno, allestita presso i saloni della Biblioteca del Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe di Biella. La rassegna è organizzata con il patrocinio della Regione Autonoma della Sardegna, della Regione Piemonte, della Provincia e del Comune di Biella, della F.A.S.I., la Federazione delle Associazioni Sarde in Italia.
L’esposizione, visitabile a ingresso libero (martedì, venerdì e sabato, ore 21-23), resterà aperta fino al 30 aprile 2010.
Durante la serata inaugurale verranno donate le mimose, confezionate dall’Angolo del Fiore, alle donne presenti e sarà servita la grande torta a forma di Sardegna, realizzata dalla Pasticceria Brusa di Biella.
In occasione delle principali feste della Comunità, a Biella come in Sardegna, le Donne di Su Nuraghe, in abiti cerimoniali, usano benedire con il grano, rinvigorendo con il trapianto di tradizioni isolane alcune cultualità che ancora resistono ai piedi delle Alpi.
In Piemonte, sono presenti diverse forme rituali con al centro simulacri vegetali, alberi e rami fioriti che rimandano alla sacralità della vita, al suo rigenerarsi nel ritorno ciclico delle stagioni: l’eterno morire e risorgere, risposte antiche alla caducità dell’uomo. Diffusi in epoche e culture diverse, gli elementi vegetali fanno capolino da pizzi, ricami, sculture, mosaici, decorazioni: dagli intagli degli stalli (1468) del Duomo di Biella, ai preziosi bassorilievi e intarsi fitoformi fioriti del Taj Mahal (1632), in India, una delle sette meraviglie del mondo moderno.
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Religiosità popolare, alberi fioriti, sacralità della vita

Pieghevole mostra FeminasLa mostra Feminas 2010 è frutto della ricerca condotta a Viganella, a Mergozzo e nelle frazioni di Albo e di Bracchio, a Trontano e a Vagna di Domodossola, nell’Ossola; a Bollengo e a Maglione, nel Canavese; a Giaglione e a Venaus, in Val Susa.
La religiosità popolare piemontese si manifesta con segni che rimanderebbero a culti arcaici incentrati su vegetali: le feriae messis, vindemiales o sementinae romane, quelli gallicani, o altri, ancora più antichi, propri del costume giudaico, incardinati sui digiuni stagionali, tramandati con la cristianizzazione attraverso le celebrazioni delle Quattro Tempora nei mesi di marzo o nelle prime domeniche di Quaresima, di giugno, di settembre e di dicembre, connesse al variare del calendario lunare.
A seconda delle località, la simbologia vegetale prende nomi diversi: arbu, axente, bran, carità, cavagnette, fuassa, matarille, pruente, rama. Nell’Ossola, durante le processioni religiose, ad essere portate sul capo da giovani donne, sono strutture lignee, alte un metro circa, decorate con fiori – veri, di carta o di stoffa – e gli immancabili coraj, i coralli, lunghe collane di pietre o palline vitree colorate. Immancabili le piume di pavone, di fagiano o di gallo cedrone.
A Mergozzo, l’albero cerimoniale è detto ginostro, impugnato e portato in chiesa nella la seconda domenica dall’Epifania. Sui rami sono infilati due limoni, in ciascuno dei quali vengono conficcate tre grandi monete d’argento del Regno di Sardegna.
Nel Canavese, giovani ragazze, scortate da coetanei maschi, reggono sul capo le axente o le matarille, coni fioriti alti più di un metro, adornati di fiori e di nastri colorati, portati in processione più volte durante il triduo della festa, con sfilate nell’abitato e in campagna, soste in chiesa e nella casa comunale.
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Toccos e repiccos, ritmare il tempo quotidiano e festivo

Gianluigi Calesini Sotgiu ritratto con l’anziana madre, zia Antonietta. A fianco, la madrina Caterina Orrù mostra il dolce preparato per l’occasione. Le lezioni di cinema vengono presentate da Sardi di seconda e di terza generazione, una sorta di rito di passaggio, con il neofita accompagnato dai genitori, accolto in festa dai Soci della Comunità

Gianluigi Calesini SotgiuSabato 20 febbraio, presso il Circolo Culturale Sardo Su Nuraghe Gianluigi Calesini Sotgiu, Sardo di 2° generazione, in sostituzione del fratello Maurizio, che non ha potuto intervenire, ha presentato Toccos e Repiccos un documentario prodotto dall’ISRE, l’Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna, nel quale viene evidenziato lo strettissimo rapporto non solo temporale esistente tra la comunità e il campanile, che era, un tempo, parte integrante della vita quotidiana.
Anche lui da ragazzino faceva il chierichetto e ci narra del suo stupore, nel vedere la netta diversità nei modi utilizzati per suonare le campane dai campanari di Ponderano, retaggio delle sue esperienze di gioventù, rispetto alle immagini viste nel filmato, girato in Sardegna.
Era abitudine dei nostri vecchi, tramandare oralmente e praticamente le arti conosciute; i fanciulli che si mostravano più inclini, che avevano orecchio e talento musicale, venivano affiancati ai maestri campanari per apprenderne i segreti e dare continuità alla tradizione.
Quello del campanaro è un mestiere in via di estinzione, infatti, oramai le campane vengono suonate tramite congegni elettronici e non più dalle sapienti mani di esperti che, come abbiamo visto, fin dalla tenera infanzia imparavano a utilizzare questi strumenti, solo dopo aver effettuato un lungo apprendistato, un talento, quindi, che si acquisiva solo con la pratica e la perseveranza.
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