XV Gara podistica di montagna “Gran Premio Castello di Zumaglia”

30 Aprile2006 – Organizzata da Su Nuraghe

Il 30 Aprile 2006, alle ore 9.00, davanti al “Bar Roma”, Ronco B.se, partirà la XVI edizione della Gara Podistica Gran Premio Castello di Zumaglia, organizzata dalla sezione sportiva del Circolo Su Nuraghe di Biella.
In tutte le precedenti edizioni, la bella manifestazione atletica, ha registrato una partecipazione molto numerosa.
All’appuntamento di quest’anno anticipato di un giorno rispetto al passato, saranno presenti atleti provenienti anche da altre province. Come di consueto, la premiazione avverrà alla Cascina Alee, presso la sede della Comunità Montana, in territorio di Ronco Biellese. A seguire rinfresco per tutti con prodotti tipici sardi.

Felicitazioni! Quattro nuove lauree a Su Nuraghe

Alice Falchi, nata a Biella il 2 Maggio 1978, ha conseguito la laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie presso la Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Bologna, con votazione finale di 104/110. Ha svolto la tesi in genetica agraria dal titolo “Valutazione di linee isogeniche di mais e dei loro ibridi che differiscono per un QTL che controlla la concentrazione di ABA fogliare“, relatore prof. Pierangelo Landi.


Elena Trozzola, nata a Biella il 12 Giugno 1980, ha conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere, presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro” di Vercelli, con votazione 108/110, discutendo una tesi di Etnologia dal titolo; “La festa come simbolo di identità. Studio etnologico sul campo: la Settimana Santa a Siviglia“, relatore prof. Piercarlo Grimaldi, correlatore prof. Battista Saiu.


Stefania Ascoli, nata a Biella il 5 Luglio1980, si è laureata in Giurisprudenza, presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Torino, con votazione finale di 105/110, discutendo una tesi di diritto penale dal titolo: “La tutela penale dell’integrità sessuale dei minori“, relatore prof. Davide Petrini.


Rosa Corbelletto, nata a Sassari il 16 Ottobre 1978, si è laureata in Scienze della Comunicazione presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Torino, voto finale di 110/110, discutendo una tesi in Storia dell’Europa dal titolo: “La persecuzione dei Rom e Sinti nell’Italia fascista. Dalle misure di pubblica sicurezza all’intervento civile“, relatore prof. Nicola

La scrittrice Bianca Pitzorno, una Sassarese originaria di Graglia

Singolare ed emblematica presenza quella di Bianca Pitzorno nel panorama letterario italiano ed internazionale. La sua formazione, le origini familiari complementari fanno della scrittrice sassarese dalle ascendenze continentali la protagonista di un messaggio di positività universale, di apertura alle culture di ogni angolo della piccola Terra ed oltre (suo è infatti “Extraterrestre alla pari”).
Terra dei padri, la Patria per lei madre Sardegna, nucleo originario materno del vecchio Piemonte, entrambi uniti, cercati, resi utile e bella integrazione dalla reciproca civiltà della pietra, fusa in un unicum indissolubile dalla sacralità del comune lavoro nell’Isola.
Anche questo ha voluto significare la cittadinanza onoraria di ritorno conferita da Graglia a una figlia di Sassari anche sua, riunita in un abbraccio ideale come gli orientali ying e yang mostrano al mondo. I Bertino materni ricordati da Salvatore Satta, Merletto di Graglia, generoso e accogliente, hanno dato spunto ed inizio alla riscoperta del lavoro degli impresari locali in Sardegna, portatori nell’Isola della loro esperienza tanto da “trasformare le pietre in oro” come ha brillantemente sintetizzato lo scrittore nuorese. Da lontani ricordi fotografici documentati fatiche e risultati sardo biellesi è ritornata alla vista e alla conoscenza dei nostri giorni la testimonianza delle opere lontane, ancora e sempre presenti perché fatte di materiale primordiale come l’antica civiltà nuragica.
Le vecchie immagini di archivio, conservate con precisione ed affetto sono diventate grazie al nostro presidente, mostra orgogliosa, una prima volta in estate in Graglia, una seconda volta in autunno a Su Nuraghe, nuovamente ying e yang nell’opera e nel risultato comune. Grazie all’impegno del sindaco di Graglia Astrusa e al presidente del circolo Saiu un nuovo tassello, importante, rende più solido il sodalizio antico Biellese/Sardegna avente come congiunzione la fatica e l’ingegno, il superamento delle difficoltà che si traduce in uno stesso nobile modo nelle due lingue: tücc ün e forza paris, “insieme” per un maggior valore e miglior risultato. Il calendario 2006 del Circolo, anno di Pietro Micca minatore, di Grazia Deledda Nobel per la letteratura, ha una scelta di queste immagini recuperate, è un foglio all’insegna dell’Isola, ma anche del Biellese come spesso sono le cose grandi, come la prosa di Bianca Pitzorno, sassarese di Graglia.

Alessandro Sanna

Tre giorni di festa in occasione dell’Incontro tra Cori promosso dal Coro Burcina

Salendo su per lo stretto vicolo del Bellone mi rendo conto che le scarpette con tacchi alti mi obbligano ad acrobazie cui non sono più abituata da tempo! Passo davanti alla sinagoga. Pare una comune antica casa di borgo. La porta, così usuale, ben la occulta agli occhi del viandante, così come vuole la tradizione… eppure la comunità ebraica è presente al Piazzo di Biella fin dal 1300!
Arrivo sino al Palazzo del Comune. Sotto il porticato il gruppo dei coristi sardi, in costume caratteristico, prepara la voce con intonazioni e vocalizzi di varia ampiezza. Mi soffermo un attimo ad ascoltare, catturata. Proseguo per la chiesa di S. Giacomo e non posso che indugiare per ammirarla. La costruzione medievale ha subito molti restauri dal 1180 ad oggi, ma la facciata conserva ancora la decorazione gotica caratteristica, con le sue arcatelle in cotto e i tre pinnacoli. Il portico a tempietto, costruito nel 1600 per celebrarvi la prima parte del rito battesimale, quasi un po’ stona con il resto dell’edificio così semplice. La chiesa è gremita, fa caldo e…ahimè…l’unico posto a sedere è sulla panca vicina al confessionale. Da qui non potrò vedere molto dello spettacolo che si terrà questa sera ma…pazienza… almeno eviterò di stare in piedi!
Dopo il saluto delle autorità, il Coro Burcina di Biella apre la serata con il “Plaisir d’amour”. Emozionante.
Seguono altri cinque brani di un’intensità vocale vivissima. Ne “La ballata del soldato” rivivo per un momento l’atmosfera che mio padre sapeva creare quando, da piccoli, ci raccontava le vicende belliche legate alla Resistenza. Divertentissima “The lion sleeps tonight”. Ti fa venire il desiderio di mimare le movenze del re leone e, per un attimo, diventare bambino! Il Coro Le Chardon di Torino si esibisce con brani particolari, anche non tradizionali, come in “Non aprite quella porta” o “La luce del giorno”.
Essi hanno la forza di farti visualizzare scenari contemporanei dove il vissuto, nella sua quotidianità, assume i contorni della particolarità e dell’originalità. Quando tocca ai coristi di Florinas, in costume sardo, è come aprire un album fotografico sui paesaggi di Sardegna…Pennellate vocali di intensità e altezza diverse si uniscono, s’intrecciano, si distinguono caratterizzando l’esibizione. I testi in logudorese mi rimangono completamente ermetici… un’altra lingua… mi pare di cogliere suoni della fonetica greca, talvolta latina, forse portoghese… come vorrei conoscere quel dialetto! Mi parrebbe così di assaporare meglio un’appartenenza che so esistere più con l’anima che con le origini, ma non per questo sento meno vera. Di lato al confessionale, non posso vedere l’avvicendarsi dei coristi che si esibiscono nell’abside di S. Giacomo. Mi concentro quindi sulle voci e … sogno… La voce… La voce è l’espressione umana della razionalità, della creatività, del sentimento, dell’individualità che si muove all’esterno, in direzione della socialità. Il “dentro” che si manifesta “fuori“. Attraverso la Voce si possono esprimere le abilità musicali dello strumento “corpo“.
Questa sera la musica è davvero originale!
Non ci sono violini, pianoforti, arpe o cembali a produrla, ma “solo” dei corpi umani.
Ognuno con la sua individuale espressione, inimitabile, come una specie di impronta digitale vocale. A tratti visualizzo con l’immaginazione dei flash in cui mi sorprendo a cantare con un piccolo gruppo all’interno di una cripta sotterranea precristiana.
Le voci si abbracciano e disegnano nell’aria schemi virtuali dal potere terapeutico. Qualcosa di arcaico mi sfugge… e vengo completamente affascinata dall’idea del potere terapeutico della Voce.
Penso alla grandezza del Cristo che con la potenza della Voce risuscita Lazzaro. Sento la voce dell’Assessore alla Cultura di Biella, Giulio Salivotti. Sta ringraziando il presidente di “Su Nuraghe” per l’ospitalità generosamente offerta ai coristi sardi in questi giorni di permanenza nel Biellese. Il prof. Battista Saiu, di rimando, ricorda che la fratellanza tra Piemonte e Sardegna è molto antica e che a Biella le radici cristiane parlano sardo! Fu infatti Sant’Eusebio da Cagliari, nel VI secolo, a portare il culto della Madonna Nera venerata a Oropa.
Da allora essa dimora nel sacello della Basilica Antica continuando a dispensare grazie ai molti devoti che la invocano in soccorso. Ne sono testimoni i numerosissimi ex-voto esposti nelle gallerie del Santuario e aperte ai visitatori … Poi non odo più nulla. Né voglio sentire per alcuni istanti nulla al di fuori della Voce che mi parla al cuore.

Maria Grazia del Fabbro

Tre momenti significativi per l’amicizia sardo-piemontese

Giugno, la Festa Sarda -Luglio, incontro tra il Coro sardo Florinas, il Coro biellese Burcina e il Coro torinese Le Chardon – Novembre Su Nuraghe in Musica

Stiamo andando incontro alla primavera 2006 con la segreta speranza che sboccino per noi, per tutti, nuovi fiori di positiva creatività. Partecipiamo con entusiasmo alle iniziative culturali del Circolo perché sappiamo che troveremo ogni volta una serata piacevole, una qualche intima sorpresa che ci fa gustare attimi di spensieratezza. Tra giugno e ottobre ci sono stati tre momenti significativi per l’amicizia sardo-piemontese. E qui, cosa tutt’altro che desueta, è stata ancora una volta la musica il linguaggio comune, il trait d’union che rafforza un antico legame tra due regioni amiche che si “frequentano” da tempo. A giugno si è svolta a Biella, nel piazzale della Palazzina Piacenza presso il chiostro di san Sebastiano, la Festa Sarda apertasi con lo spettacolo danzante del gruppo folcloristico “Santa Lucia” di Lodè (Nu). La fisarmonica di Paolo Canu ha vivacemente accompagnato l’esibizione, suscitando emozioni che trovano origine nelle antiche credenze popolari e culturali tramandate a noi attraverso secoli di sentite interpretazioni coreutiche e musicali.
Impossibile non lasciarsi sedurre dalla ricchezza cromatica dei costumi femminili, preziosamente ricamati a mano. Massimo Zaccheddu ha cantato Deus ti salvet Maria e Su Perdonu ed è stato un trionfo quella voce emozionale che a tratti ha sfiorato punte di sacralità, invitando quasi al raccoglimento interiore. Fausto e Antonella Farris, chitarra e voce, hanno proposto brani tradizionali dell’Isola di Sardegna. I Fucilieri di Su Nuraghe, sparando salve beneaugurali, hanno dato inizio all’inaugurazione della nuova “Piazzetta Alberto Ferrero della Marmora”, all’incrocio tra via De Fango e via Quintino Sella, davanti alla basilica di S. Sebastiano, dove Padre Accursio ha officiato sa Missa Majore. Nei saloni della Banca Sella è poi seguito il pranzo sociale, con la tradizionale “Breveghe in cappotto“, preceduto dall’aperitivo.
A luglio si è celebrato un gemellaggio “vocale” tra l’Isola e il Piemonte. Sono arrivati, direttamente dalla Sardegna, i coristi di Florinas. Si sono esibiti al Piazzo, indossando i loro costumi tradizionali.
La chiesa di S. Giacomo, gremita di gente al punto da non trovare posti a sedere, è stata il teatro ideale per uno spettacolo che ha coniugato rispettosamente il sacro e il profano dei canti corali. I cantori di Florinas, insieme ai “colleghi” biellesi del Coro Burcina e ai torinesi del Coro Le Chardon, hanno dimostrato un’eccellenza canora che è il risultato di ore e ore di prove, di serate trascorse nel gruppo a intonare e a modulare sapientemente questo strumento formidabile, e oserei dire ..unico.. rappresentato dalla voce. L’inizio d’autunno ci ha riservato ancora una piacevole sorpresa sonora con una serata d’arte musicale davvero eccellente che ha suggellato, per il 2005, l’amicizia tra Piemonte e Sardegna. Arrivando al circolo siamo scesi giù per le scale… due piani sotto, fino alla biblioteca.
Rivivo quel piacevole momento. Abbracci, saluti, sorrisi… c’è un po’ di gente, ma … dove sono gli artisti? Ah, ecco Massimo Serra… sta cordialmente dialogando con il presidente del circolo. Il batterista capitano del gruppo ha un cognome che tradisce le sue origini sarde. Ha un sorriso contagioso, Massimo.
Quando cammina lo fa con la scioltezza di chi ha il ritmo che scorre nelle vene. Credo che il ritmo sia il suo respiro… il respiro di chi vive con e per la musica. Prende posto alla batteria. Due rullate per saggiare l’acustica e per mettersi in sintonia con “lei“. Presto è raggiunto dai compagni. Si accordano chitarra e basso. Si provano i microfoni. La tastiera è pronta per partire e il pianista Emanuele Dicembrino, attraverso i suoi occhiali rettangolari che gli danno un’aria “contemporanea”, ha tutto sotto controllo.
Di tanto in tanto inarca le sopracciglia ritmicamente e… osserva il pubblico, sorridendo. È un simpatico gioco che crea rapidamente empatia fra artisti e spettatori! Qualche volta mi è capitato di ascoltare, piuttosto distrattamente devo dire, pezzi di Bill Evans, Chet Baker o di Gerry Mulligan, dedicandovi lo stesso disimpegno con cui si ascolta l’autoradio durante lunghi viaggi in autostrada.
Pur apprezzandone il genere, distinguere brani cool jazz da altri free jazz è per me più una questione d’intuito che non di conoscenza.
Resto completamente catturata dalle sonorità espressive che il gruppo sa creare. Paola Grazioli, voce del gruppo particolarissima e molto amabile, accompagna e sottolinea l’esibizione per tutto l’itinerario musicale, punteggiandolo con note storiche informative, decisamente utili a noi profani. Si parte dalla musica nera africana, si attraversa il blues, il jazz, il punk inglese… eccellenti brani che percorrono il Novecento e che vanno da Miles Davis a Duke Ellington, da Norah Jones a Michael Boublè, da George Gershwin a Tuck & Patty, da Aretha Franklin a Sting, abbracciando il mondo dall’America all’Europa e viceversa… A sorpresa, in chiusura, spuntano persino … nostrani e mai dimenticati Battisti e De Andrè! Mauro Fregonese, il bassista preciso e serissimo del gruppo, appoggia Nicola Boschetti, il chitarrista eclettico, eccentrico e creativo che riesce a intessere dialoghi musicali con i compagni del gruppo e con il pubblico, segnandoli con una colorita e originalissima interpretazione. I cinque ragazzi di Serrabanda “discutono” appassionatamente, passando dall’aria di ribellione del be bop all’atmosfera quasi rarefatta del cool jazz, dal colore della musica etnica e della fusion alle sonorità internazionali della world music. E riescono a comunicarci emozioni che animarono quei compositori-musicisti, creando tappeti soffici in cui c’è spazio anche per improvvisazioni ed assoli, dove la contaminazione è un’esperienza produttiva di crescita tecnica ed artistica… oltre le frontiere continentali o regionali, in stupendi scambi di arte e cultura. Tutto finisce. Un rinfresco a base di “mustazzolos” di Oristano e bionda Vernaccia ci riporta in via Galilei. I musicisti apprezzano il brindisi e i nostri applausi, sinceri accorati… meritati.
Ragazzi, tornate presto a intrattenerci.

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