“Su Nuraghe” in lutto per la morte di Giorgio Frongia di 83 anni

descrizioneOriginario di Guspini (1942) e vissuto a Carbonia con la famiglia impiegata in miniera, Giorgio Frongia era arrivato a Biella nei primi anni Sessanta per raggiungere il fratello Elio. Lavorerà prima alla Sacma e poi a lungo in lanificio.

Rimasto vedovo, con l’arrivo della pensione coronerà il sogno di ritornare nella sua Sardegna. Nella seconda decade degli anni Duemila, andrà ad abitare a Nuraxi Figus, ristrutturando una casa di miniera, per vivere accanto al figlio Egidio, che l’aveva preceduto, traferito dalle Poste di Biella.

Quello del ritorno nei luoghi di origine è sogno di molti emigrati; emozioni e sentimenti che provano particolarmente coloro che sono dovuti partire, a volte con struggente nostalgia. Amore per la sua terra che Giorgio sentiva profondamente, travasandolo nei figli. Nonostante la lontananza, restava legato alle due patrie, quella coronata dalle Alpi biellesi e quella circondata dal mare. Anche per questo aveva mantenuto costante la sua adesione al Circolo Su Nuraghe, versando puntulamente l’annuale quota associativa.

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“A tie che ses prenda / A te che sei preziosa”, poesia di Nicola Loi per la Festa della Donna di Su Nuraghe

descrizionePer la Festa della Donna 2025, giungono al Circolo Culturale Sardo di Biella i versi di Nicola Loi di Ortueri (Nuoro). Si rinnova e permane a “Su Nuraghe” l’antica tradizione di celebrare in poesia le ricorrenze più importanti, come è quella dell’8 marzo, che ha al centro l’altra metà del cielo.

A tie chi ses prenda totu s’annu, / A tie chi vives semper in afannu”: “A te che sei preziosa tutto l’anno,

a te che vivi sempre nell’affanno”, principiano i versi che il Poeta ha [fatto pervenire in data odierna] donato alla Comunità che vive ai piedi delle Alpi biellesi: abbraccio ideale con il Gennargentu, la cima più alta dell’Isola che, vale ricordare, è intitolata al biellese Alberto Ferrero della Marmora.

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4° appuntamento col corso di apicoltura al Circolo Su Nuraghe: avversità biotiche e abiotiche

descrizioneProsegue presso il Circolo Culturale Sardo di Biella il corso di apicoltura promosso dall’Associazione Biellese Apicoltori. Nella serata del 28 febbraio il Presidente dott. Paolo Detoma ha mostrato le attrezzature di base indispensabili per iniziare l’attività spiegandone le modalità d’uso e mettendo a confronto le varie versioni presenti sul mercato. È poi stato fatto vedere dal vivo come inserire correttamente all’interno dei telai di legno il foglio cereo che è la parte centrale dei favi da cui inizia la costruzione delle cellette da parte delle api. Di seguito, ai partecipanti al corso sono state distribuite bottiglie di birra, gentilmente messe a disposizione da birrifici e rivenditori di bevande, da utilizzare quale miglior esca per il monitoraggio e la cattura del calabrone asiatico.

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Marzo 2025, una parola sarda al mese: “A” come “AKETTA”

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Radici e semantica delle parole sarde rivisitate mediante i dizionari delle lingue mediterranee (lingue semitiche, lingue classiche). Laboratorio linguistico, di storia e di cultura sarda a Biella

AKETTA, akitta ‘cavallino della Giara’. La base etimologica parrebbe il sumero akkanum ‘wild donkey’, che col tempo sarebbe divenuto un diminutivo (akkitta) poiché i ponies della Giara in origine, molti millenni addietro, erano più piccoli degli asini selvatici.

Invero, la reale base etimologica non è quella citata ma l’egizio geroglifico åḥṭ ‘stall, stable’, åqḥ ‘to enter, invade, rush in’, åqeṭu ‘labourer, workman’. Da questi tre vocaboli si capisce che in origine il termine era riferito allo stallone, al cavallo da monta. Solo in seguito il termine passò a distinguere un certo tipo di cavallo, a prescindere dal sesso.

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Da “Su Nuraghe” una paròla piemontèisa al mèis, Marzo 2025, «Q» come QUATÉ

descrizioneOmaggio dei Sardi dell’Altrove alla terra di accoglienza, “omagià daj Sardagneuj fòra ’d Finagi” che fanno capo al Circolo culturale sardo “Su Nuraghe” di Biella – QUATÉ è parola che accompagna il terzo mese dell’anno come si ritrova in “Barba Tòni”, Barbo Toni Boudrìe, in Gianrenzo Clivio e nella ricca produzione letteraria di “Tavo Burat”, Gustavo Buratti Zanchi.

Quaté v.t. coprire, celare, nascondere || gnun d’àutri drapò d’andeje dapress che coste paròle ‘d rista tròp dura, bagnà tëssùa con mia saliva e che a quata a j’euj mè còrp patanù [Tavo] = nessun’altra bandiera da seguire che queste parole di canapa troppo rigida inumidita tessuta con la mia saliva e che agli occhi cela il mio corpo nudostërmé.

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