Oramai non ci stupiamo più. Anzi, ogni nuova scoperta non fa che confermare i legami profondi tra le terre di Piemonte e di Sardegna.
E in questo lavoro di ricerca siamo sostenuti dal pensiero rivolto al nostro conterraneo Eusebio da Cagliari che, 1.659 anni fa, nel 345, venne nominato primo vescovo del Piemonte sulla cattedra di Vercelli e, successivamente fu eletto protettore dei Piemontesi da papa Giovanni XXIII. Ancora ragazzino, era partito da Cagliari verso Roma con la madre Restituta e, da qui, consacrato sacerdote, era stato inviato da papa Giulio I a cristianizzare le genti pedemontane. Pochi anni dopo, di ritorno dall’esilio in cui era stato confinato a Scitopoli, portò con sé tre statue della Madonna, una venerata nella cattedrale di Cagliari e le altre due in Piemonte: a Serravalle di Crea (Alessandria) e ad Oropa (Biella).
In epoche più recenti vicende storiche comuni hanno unito maggiormente i due popoli. Molti i Biellesi: Filippo Ferrero Fieschi della Marmora (1719-1789), del Piazzo e Vittorio Ludovico de Hallot des Hayes, conte di Dorzano, nativo di Cavaglià, viceré di Sardegna dal 1767 al 1771. Il conte di Dorzano visitò l’Isola dal 3 marzo al 2 giugno 1770; la sua relazione servì al ministro Giovanni Battista Bogino per la sua famosa riforma e per la riapertura dell’Università di Sassari, fondata nel 1598 dal re Filippo III di Spagna.
Amico, concretamente legato e studioso della Sardegna fu il generale Alberto Ferrero della Marmora, che pubblicò oltre cinquanta lavori scientifici. Scrisse quattro volumi sull’Isola che visitò minuziosamente recandovisi ogni anno per oltre trent’anni di seguito.
Il Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825, pubblicato a Parigi nel 1826, è fondamentale per la conoscenza dell’Isola dell’Ottocento. Nel 1845 farà stampare la Carta geografica a lui dovuta. Ad Alberto Ferrero della Marmora, buon montanaro, che nella valigia aveva il geodolite e gli altri strumenti del geografo e del naturalista, è dedicata la punta più alta del Gennargentu, la montagna simbolo, la “porta d’argento” verso la conoscenza della terra che sovrasta.
Altro importante personaggio per i rapporti tra il Piemonte e la Sardegna è il biellese Quintino Sella, arrivato sull’Isola nel 1869 a seguito della Commissione parlamentare d’inchiesta guidata da Agostino Depretis.
La visita avrebbe portato alla stesura della Relazione sulle condizioni generali dell’Isola, in cui era monitorato lo stato dell’istruzione, dell’agricoltura, delle arti, del commercio, delle strade, dei ponti, dei catasti e delle proprietà fondiarie.
Dalla visita alle miniere di Monteponi (Iglesias), trarrà le linee guida per delineare il quadro preciso della situazione delle miniere sarde, argomento sviluppato all’interno della relazione da lui presentata alla Camera nel gennaio 1871. Pubblicò la Carta Geologica dell’Isola di Sardegna (Torino 3 Maggio 1871), in cui sono censiti i siti minerari dell’Isola.
Negli stessi anni, proprio Quintino Sella incaricherà Vittorio Besso (1828-1895), professionista biellese, fotografo ufficiale di Casa Savoia con studio in Biella-Riva, di recarsi in Sardegna per fotografare Garibaldi a Caprera e per documentare la costruzione delle Ferrovie Secondarie Sarde e l’industrializzazione dell’Isola. Alla fine del secolo, nel 1899, in località I Piani di Alghero, venne fondata da Vittorio ed Erminio Sella, assieme ad Edgardo Mosca Riatel, la tenuta Sella&Mosca, con la coltivazione di 630 ettari di vigna.
A questi nomi aggiungiamo ora quello di Amerigo Boggio Viola, impresario biellese che diede il suo contributo nella costruzione della Sarda Ammonia, fabbrica di produzione di concimi sintetici che, grazie al processo elettrolitico, utilizzava l’energia idroelettrica della nuova centrale del Coghinas.
La documentazione fotografica, che qui presentiamo, custodita gelosamente per tanti anni, è oggi messa a disposizione da suo figlio Ferruccio: viene offerta la possibilità di scrivere una nuova pagina di microstoria locale, di storia sarda e di storia biellese. Sì, poiché la storia dei Piemontesi in Sardegna è storia sarda, così come la storia dei Sardi a Biella è storia biellese.
Amerigo, originario dell’Alta Valle Cervo, cuore del Biellese e della “biellesità”, di quel sentimento, quel bisogno di identità sentito da tutti coloro che sono stati strappati ai luoghi natii, passa la sua vita da migrante. Questo suo viaggiare caratterizza da secoli i Valit, gli abitanti della Valle Cervo, costretti a spostarsi continuamente per lavoro. E, anche se oggi non si parte più stagionalmente verso la Francia, come accadeva ancora nell’Ottocento, o verso i continenti oltre oceano, come nella prima parte del Novecento, nella Valle si vive ancor oggi una pendolarità giornaliera o settimanale, che altro non è che una nuova forma di migrazione. E questo nuovo migrare, questo essere orfani della terra che ci ha generato, rafforza ancora il bisogno di identità e di ricerca delle proprie radici. Forse anche per questo cogliamo il battito del cuore dei Valit e, di rimando, essi ci aprono l’archivio delle loro cose più care, uniti da bisogni ed aspettative comuni.
Battista Saiu